L’ultimo saluto a Maria Scabini
È morta a quasi 90 anni la sorella di don Pino
PREGOLA – Da sabato 15 aprile il piccolo cimitero montano di Pregola accoglie le spoglie mortali di Maria Scabini, morta a quasi 90 anni e ora sepolta accanto al fratello, l’indimenticabile mons. Giuseppe Scabini, per tutti “don Pino”.
Una vita – quella di Maria – interamente spesa, sull’esempio di lui, per la Chiesa. Il suo servizio è stato tanto nascosto e umile, quanto efficace e prezioso, se, ancora oggi, molti sacerdoti della Comunità del Pontificio Seminario Lombardo, alcuni diventati vescovi (Mons. Domenico Pompili) e cardinali (Card. Francesco Coccopalmerio), la ricordavano con affetto e si sono resi presenti con messaggi di partecipazione alle esequie, celebrate dal parroco, don Massimiliano Bergomi, nella chiesa di Brallo.
Maria, poco più giovane del fratello sacerdote, lo aveva seguito a Roma, negli anni ’60-70, quando don Pino era diventato direttore spirituale del “Lombardo”, e ancora tra il 1983 e il 2000, quando era stato chiamato a presiedere l’Istituto “Ecclesia Mater”presso la Pontificia Università Lateranense. Anche a Tortona, Maria è stata una presenza, discreta ma indispensabile, accanto a don Pino, sia quando ebbe l’incarico di parroco a San Matteo (anni 1976-83), sia quando, rientrato definitivamente in Diocesi nel 2000, si stabilì nella natia Pregola. Nella grande casa di famiglia, posta lungo la via che nel 2020 l’Amministrazione comunale ha deliberato di intitolare proprio a mons. Scabini, ogni estate e con continuità durante gli ultimi anni di don Pino, hanno trovato sempre squisita ospitalità preti e laici, vescovi e famiglie, gente semplice e persone dalle importanti responsabilità, amici romani e compaesani pregolesi; Maria nutriva e “condiva”, letteralmente e metaforicamente, con la sua disponibilità e con la sua naturale sapienza, queste relazioni del fratello.
Dopo la sua morte, è stata un’intelligente custode della sua memoria. Sempre sobriamente elegante, garbatamente determinata quanto appassionatamente misurata, ha offerto un’esemplare testimonianza di dedizione a Cristo e alla Chiesa nella quotidianità di una vita silente, vissuta con la semplicità e la forza delle sue amate montagne, guardando le quali chissà quante volte, soprattutto da quando era provata da una malattia gravemente invalidante, nella fede avrà esclamato: «Alzo gli occhi verso i monti: da dove mi verrà l’aiuto? Il mio aiuto viene dal Signore, che ha fatto cielo e terra» (Salmo 121).
Luisa Iotti