“Quo vadis Derthona?” Verso il futuro insieme!
Il talk show al “Civico” promosso da Walter Massa per fare il punto della situazione. Sul palco Oscar Farinetti, Davide Rampello, Luciano Bertello, Antonio Santini e Dino Cornaglia
di Daniela Catalano
Per costruire il futuro bisogna avere solide radici nel passato e uno sguardo attento e profondo sul presente. Si potrebbe riassumere così l’evento “andato in scena” nel pomeriggio di lunedì 17 aprile a Tortona. Sul palco del teatro “Civico” sono saliti gli “attori” di un progetto che si chiama “valorizzazione del territorio”, partito da lontano e destinato a percorrere ancora molta strada.
“Quo vadis Derthona?”: questa la domanda che si sono posti gli ospiti del talk show, voci autorevoli che hanno saputo trasformare un sogno in realtà cioè far conoscere nel mondo le eccellenze delle loro terre di origine.
La mente che ha pensato a questo incontro è stata quella vulcanica e travolgente del vignaiolo Walter Massa, “mister Timorasso”, presidente e ideatore del marchio “Terre Derthona”, che ha dialogato con il fondatore di Eataly, Oscar Farinetti, lo storico e scrittore Luciano Bertello, Antonio Santini, titolare del ristorante “Dal Pescatore” di Canneto sull’Oglio in provincia di Mantova, Davide Rampello, direttore artistico dello Studio di Comunicazione “R&P” e volto noto di Striscia la notizia per la sua rubrica “Paesi, paesaggi…”, dedicata alle eccellenze paesaggistiche e alimentari italiane e, infine, Tino Cornaglia, presidente di Banca d’Alba.
A salutare il pubblico, che gremiva il teatro, è stato il sindaco Federico Chiodi che ha ringraziato Massa e tutti gli ospiti e ha ribadito la volontà delle istituzioni di essere a fianco di “Terre Derthona”; a condurre la piacevole chiacchierata, con garbo e ironia, Luca Ferrua (direttore di Il Gusto La Stampa – Repubblica).
Da quando nel 2005 Massa profetizzò che i vini del Tortonese avrebbero sfondato nella grande ristorazione a oggi, i passi compiuti sono stati davvero tanti.
«Ora siamo giunti a un primo, importante, traguardo: – ha detto – il Tortonese è entrato nel cosiddetto “salotto buono” del gusto, del vino e dei territori di tendenza, come testimonia il vivace movimento turistico in corso e la crescente domanda di prodotti tipici. In questo cammino, molto impegnativo, siamo stati aiutati dal momento storico, dalla posizione geografica, dalla strepitosa genetica del vitigno Timorasso. Adesso è arrivato il momento di guardare avanti con la giusta mentalità».
Ecco perché è importante chiedere: “quo vadis Derthona”? In pratica, l’incipit di un movimento che parte dal vino e che abbraccia tutte le specialità tipiche: il formaggio Montebore, il salame nobile del Giarolo, le pesche di Volpedo, le ciliegie di Garbagna, i tartufi dell’Appennino e gli ortaggi della Valle Scrivia.
Ad aprire il dialogo tra i massimi esperti di ristorazione e di promozione è stato Luciano Bertello, definito da Massa “il re del Roero” e autore del libro Osterie della tradizione tra Langa, Roero, Monferrato e Tortonese, il quale ha posto l’attenzione proprio sulle osterie, definite «rifugio dei valori contadini» perché capaci di trasmettere il sapere e la ricchezza di una cultura che rischiava di andare perduta. Nel suo libro 6 sono di “Terre Derthona” e si distinguono per il loro importante ruolo di “baluardi del passato” e trampolini di lancio per il futuro. Tra gli avamposti del gusto sono da segnalare il più antico, il ristorante “Corona” di San Sebastiano, aperto nel 1702 e il più longevo di tutto il Piemonte, e il più recente, “La Merlina” a Dernice.
Oscar Farinetti, che ha appena terminato di scrivere Dieci mosse per affrontare il futuro, citando il suo mentore, il poeta Tonino Guerra, ha esortato a guardare avanti, traendo forza dal passato. «Sul futuro – ha sottolineato – possiamo influire e possiamo prendere decisioni che avranno conseguenze importanti». Secondo il fondatore di Eataly la sfida dell’Italia è nel vino, che nei prossimi anni diventerà un vero e proprio business capace di conquistare il mondo, come dimostrano i numeri delle esportazioni del Bel Paese. Nel fare i complimenti a Massa e al suo straordinario Timorasso, ha fatto l’esempio di un altro territorio che, come il Tortonese, sta scoprendo le proprie potenzialità: quello alle pendici dell’Etna. Che cosa occorre fare nell’immediato secondo Farinetti? Una cartellonistica seria e capace di attrarre quanti si trovano a passare in zona. Ottimo esempio da copiare è il modello francese che sa fare promozione. Soltanto attirando l’attenzione è possibile far conoscere le ricchezze enogastronomiche di una terra che non ha nulla da invidiare al resto del mondo.
Per Antonio Santini, patron del ristorante “Dal pescatore”, eccellenza mondiale della ristorazione italiana e 3 Stelle Michelin, è fondamentale la scelta delle materie prime locali, che sanno conquistare anche gli ospiti internazionali e sono il miglior biglietto da visita di una determinata realtà storica e geografica. «Con vini unici come il Timorasso, che prendono il cuore – ha affermato – non si può che guardare avanti con fiducia e fare sempre meglio».
Davide Rampello, citando Sant’Agostino, ha parlato di un unico, grande presente: quello del passato e della memoria, quello del futuro cui si tende e quello che si vive qui e ora. Dopo il commosso e ammirato ricordo dell’amico Piero Leddi, grande personaggio nativo di San Sebastiano Curone, scomparso nel 2016, al quale si deve il merito della riscoperta del pittore Giani, ha sottolineato come sia necessaria una presa di coscienza generale del fatto che tutto ruota attorno alla comunità, anima vera di un territorio. «L’Italia è fatta di ingredienti e di persone che insieme possono fare grandi cose. Sono importanti la memoria e l’orgoglio per ciò che si è e che si può fare insieme».
A Dino Cornaglia, presidente di Banca d’Alba, presente a Tortona da 10 anni con la sua filiale, è spettato il compito di mettere l’accento sull’aspetto economico che non può essere disgiunto dalla promozione locale. Il ruolo dell’ente bancario è proprio quello di stare accanto e camminare insieme ai clienti per far crescere i frutti della terra.
Non perdere la memoria, coltivare il senso dell’ospitalità per creare relazioni e fare comunità con orgoglio per costruire l’identità del futuro: così gli ospiti hanno stilato quello che si può considerare un vero e proprio programma di azione per “Terre Derthona”.
«Solo continuando a impegnarsi per raggiungere gli obiettivi – ha concluso Massa – e non smettendo mai di parlare e di comunicare si può davvero sognare in grande».
Con la promessa finale del sindaco di contribuire a fare squadra per «vedere oltre», “Derthona” è pronta a camminare con le sue gambe nel mondo.
E ora “mister Timorasso” vuole valorizzare l’acqua
Legare il territorio alle tipicità, rendendo il vino Timorasso «ambasciatore del territorio». Questo, da anni, è uno degli obiettivi del vignaiolo Walter Massa che ha chiamato il suo vino “Derthona”, come la zona dove nasce, proprio come avviene per le etichette più prestigiose del mondo, recanti il nome del luogo di produzione. «Nel tempo – dichiara Massa – è cambiato l’approccio del consumatore nei confronti dell’alimentazione, che da mezzo di sopravvivenza è diventato il piacere di vivere bene. Dietro il vino abbiamo il companatico: tante specialità da valorizzare, comunicando in tutto il mondo, insieme ai 1500 ettari di vigneto. Da qui a promuovere il territorio il passo è brevissimo».
«La Strada del Vino e dei Sapori e il Consorzio Tutela Vini Colli Tortonesi, che va dalla pianura alla collina, – prosegue – in collaborazione con la Provincia di Alessandria, ha apposto i cartelli “Terre Derthona” in 55 comuni, affinché l’area possa essere ben definita in maniera univoca e omogenea. All’interno dei confini la zona sulla sponda destra del fiume Scrivia, compresa la Val Borbera, Castelnuovo e la Bassa Valle Scrivia, la Val Curone, le Valli Grue e Ossona. L’obiettivo è legare il nome alle produzioni tipiche che sono il vino, le verdure della Bassa Valle Scrivia, i tartufi, il salame Nobile, il Montebore e le pesche di Volpedo, immaginando un paniere di “Terre Derthona” a cui si aggiungono i boschi e i sentieri, passando dai 30 comuni dei “Colli Tortonesi” ai 55 attuali».
Massa è certo che la ristorazione sia il miglior biglietto da visita, oltre che veicolo di circolazione di ogni informazione. La ricettività, dunque, va potenziata, come le attrazioni e la sentieristica. «Il mio sogno – svela il vignaiolo – è valorizzare anche l’acqua. Amo dire che senz’acqua non si può fare il vino. Abbiamo realtà come le Fonti dello Zolfo a Montegioco, la Maddalena a Volpedo, le fonti a Sardigliano: dobbiamo far nascere il desiderio di venire ad approvvigionarsi di queste acque ricche di minerali curativi, uniche al mondo. E poi far scoprire al visitatore la nostra storia, con semplicità». Resta solo da superare l’ostacolo istituzioni: «Abbiamo bisogno di cervelli superiori. – ribadisce Massa – L’imprenditoria e l’associazionismo possono realizzare qualsiasi cosa, purché si parli a tutti i livelli. È, infatti, inutile fare carrozze da fare guidare a fantini che poi si rivelano fantocci. Ci vuole visione e persone in grado di attuare i progetti, non baracconi fini a se stessi».
Stefano Brocchetti