Il fascino della maternità

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di Maria Pia e Gianni Mussini

Qualcuno di voi conosce forse la bella statua secentesca che si affaccia dal Broletto su piazza della Vittoria a Pavia: è la “Madonna di piazza Grande”. Pur maestosa, ha l’aspetto tranquillo di una brava madre di famiglia che tiene in braccio il suo bambino, a onta della corona (che può comunque essere scambiata per una fascia per i capelli) e del globo che Gesù Bambino tiene in mano, interpretato dal popolo come una mela (un altro attributo della statua era infatti quello di Madonna “del pum”).

Rimasta nella sua nicchia fino all’ottobre del 1872, era il punto di riferimento per tutti coloro che frequentavano piazza Grande e in particolare per le erbivendole – allora la piazza era sede del mercato – che l’avevano eletta a loro protettrice e le tributavano un culto speciale, provvedendo a ogni spesa per la sua manutenzione.

Le vicende storico-politiche (di fatto, l’anticlericalismo di fine Ottocento) portarono poi la statua nella cripta del Duomo fino a quando un Comitato cittadino, creatosi proprio per questo scopo, non si è occupato del restauro della statua e del suo ricollocamento – anno 2002 – nella sede originaria, dietro una gran finestra visibile da tutta la piazza.

E i pavesi, che del resto mai ne avevano persa la memoria e andavano a venerarla in Cattedrale, l’hanno ritrovata più luminosa e benedicente che mai: passandoci vicino, si alza d’istinto lo sguardo per incontrare quello rasserenante di Maria.

Ma perché ricordare tutta questa storia?

Da un paio d’anni il parroco del Duomo, don Gian Pietro Maggi, ha deciso di celebrare la Messa per tutte le madri proprio nel giorno della Festa della Mamma. In quattro e quattr’otto, coinvolgendo il già ricordato Comitato, il CAV (Centro Aiuto Vita) e il Consultorio familiare diocesano, ha promosso l’offerta di una rosa rossa, accompagnata da una pergamena recante una preghiera alla Madonna di piazza Grande (composta da mons. Giovanni Volta, vescovo nel 2002).

Non essendo bastate le 50 rose dell’anno passato, quest’anno abbiamo raddoppiato il numero. La voce si era sparsa ed è stato bello vedere una fila multicolore di mamme (non poche le extracomunitarie) avvicinarsi all’altare per ricevere il loro “premio”. Ma poi le rose sono state offerte anche alle nonne e a tutte le donne presenti: «maternità spirituale», ha commentato don Gian Pietro.

Poi processione sino alla vicina piazza, proprio sotto la statua della Vergine. Il coro del Duomo ci ha seguito, trovando accoglienza in un Irish Pub, che ben volentieri ha messo a disposizione i contatti per la pianola. La Madonna è dunque ben vista anche in birreria…

Alla fine benedizione e inni tradizionali, a partire da “Mira il tuo popolo”, cantato anche dai militi del servizio d’ordine. Eh già, perché – per quanto osteggiata e misconosciuta – la maternità ha il fascino delle cose vive e vere. Come la Madonna.

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