Riabilitazione e Fisiatria sono realtà

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Ospedale di Tortona. Dopo quasi un decennio di annunci e a sei anni dalla prima delibera formale, lunedì si è tenuta l’inaugurazione dei nuovi reparti

di Stefano Brocchetti

Il nuovo reparto di Riabilitazione Funzionale e Fisiatria all’ospedale di Tortona è realtà: dopo quasi un decennio di annunci e sei anni dopo la prima delibera formale, si è tenuta lunedì l’inaugurazione dei nuovi locali, dotati dei macchinari d’avanguardia con cui saranno fornite le cure ai degenti e agli utenti. Slittamenti e ripartenze hanno caratterizzato il periodo, prima per incertezze organizzative ed economiche, poi per l’arrivo del Covid, che ha comportato la chiusura per un paio d’anni di tutti i reparti ospedalieri deputandoli alla sola cura di pazienti affetti dal virus, poi la ripresa con tutte le incertezze legate alla mancanza di personale e infine l’affido a privati mediante un bando, mantenendo però il controllo pienamente nelle mani del settore pubblico e della dirigenza Asl: per l’utenza quindi non cambierà nulla nei costi e nel livello dei servizi rispetto agli altri reparti a gestione pubblica.

La gestione è affidata a un’Associazione Temporanea d’Impresa tra l’emiliana Medical Line Consulting, la laziale Codes, la lombarda Il Gabbiano, che in una gara europea creata con il criterio dell’offerta più vantaggiosa, è stata individuata sulla base del migliore rapporto qualità prezzo, per l’affido per nove anni (importo a base d’asta di 49,5 milioni di euro) di vari servizi: Riabilitazione Funzionale, piattaforma ambulatoriale di Cardiologia, Neurologia, Allergologia, Pneumologia, Dermatologia, Gastroenterologia, Reumatologia e personale medico del Pronto Soccorso. La collocazione del nuovo reparto di Riabilitazione è al secondo piano dell’ospedale cittadino, negli spazi un tempo destinati al reparto di Ortopedia, già trasferito in altri locali. Il costo è stato finanziato interamente dalla Regione Piemonte per 3.500.000 euro circa, di cui 1.250 in lavori edili e impiantistici, 1.300.000 in attrezzature, 935.000 in progettazione e oneri. Il reparto ha una zona degenza da 20 posti letto, una di servizi e studi e una di riabilitazione, con diagnostica (analisi del cammino, della postura, delle forze), rieducazione con robot (arti superiori ed inferiori), una antigravitaria con sistemi di mobilizzazione senza carico, una per la dimissione con tecnologie tutorizzanti.

All’inaugurazione erano presenti il sindaco Federico Chiodi, il vescovo Mons. Guido Marini, il cappellano dell’ospedale padre Manolo Librera, i parroci del duomo don Claudio Baldi e don Paolo Padrini, il capogruppo della Lega alla Camera dei Deputati Riccardo Molinari e l’ex deputata Rossana Boldi che fornì un contributo determinante negli emendamenti necessari a sbloccare il progetto.

Il vescovo ha benedetto la struttura prima del taglio del nastro e nel suo intervento ha sottolineato l’importanza di rivolgere attenzione e cura alla persona dal punto di vista sia fisico sia morale.

Il sindaco Chiodi: «Un punto di svolta»

Il sindaco Federico Chiodi in questi anni ha lavorato sul potenziamento dell’ospedale, sollecitando la giunta regionale e fornendo, anche con il comitato di cui era referente, gli studi organizzativi su quali settori fosse più urgente rinforzare: «Siamo finalmente arrivati a compimento di un passaggio epocale. L’inaugurazione del reparto di Fisiatria in sé è importante, ma lo è ancora di più poiché rappresenta il cambio di passo, il punto di svolta: dopo decenni di tagli e ridimensionamenti di reparti, si torna a investire e ad aggiungere».

Come valuta l’ingresso di privati nella gestione?

«È un’innovativa gestione che vede il coinvolgimento della sanità privata a fianco della sanità pubblica per potenziare le attività anche del Pronto Soccorso e della piattaforma ambulatoriale. Non è una privatizzazione, poiché il controllo e l’indirizzo restano in capo al settore pubblico, cioè all’Asl. Qualcuno dirà che quanto si sta facendo non è abbastanza, che questo tipo di gestione non funzionerà perché magari sperava in una gestione completamente privata dell’ospedale; qualcun altro sosterrà per ragioni politiche che non è un modello funzionale di sanità ma vorrebbe la chiusura dei presidi più piccoli. Ritornare indietro non è possibile ma guardare al futuro con coraggio, inventiva e con risorse adeguate lo è».

Risultano in procinto altri investimenti?

«La robotica per la Chirurgia e l’Ortopedia, i nuovi blocchi operatori con 4 nuove sale a disposizione, l’intero adattamento antisismico che renderà l’ospedale unica struttura in provincia a poter funzionare anche in caso di eventi gravi: grandissimi investimenti da parte della Regione».

Vercellino, Asl: «Il settore pubblico mantiene il controllo»

L’Asl potenzia l’ospedale di Tortona, caratterizzandolo con reparti come la Riabilitazione, che costituiranno eccellenze e riferimento per l’intero territorio provinciale.

Per il direttore generale dell’Asl Luigi Vercellino, Tortona era una priorità in questo senso: «Da quando ho preso servizio, insieme alla lista degli obiettivi formalizzata nel contratto mi era stata data precisa indicazione di investire su Tortona. Per individuare la forma gestionale più ampia abbiamo avviato una gara a livello europeo, aggiudicata per 9 anni e che la prossima settimana vedrà la definizione del contratto. La modalità gestionale è inedita e innovativa per il Piemonte ed è stata indicata come modello in Regione».

Ma in cosa si differenzia da una privatizzazione pura e semplice? «Dal fatto – continua Vercellino – che il settore pubblico mantiene il controllo. È stato necessario fare ricorso all’esterno poiché oggi il settore pubblico fatica ad attrarre professionalità: un recente concorso per 800 posti ha visto appena 400 partecipanti. La sinergia col privato, che non significa cedere servizi totalmente e liberamente, ovvierà a problemi gestionali su molti reparti.

La struttura dei locali e la scelta dei macchinari hanno ricercato la massima qualità disponibile, aumentando anche la quantità dell’offerta grazie a tecnologie computerizzate e robotiche avanzate. I tre obiettivi sono stati: la risposta efficace alla domanda di servizi da parte dei cittadini, il superamento della carenza di medici, l’innovazione tecnologica e l’attrattività della struttura, come evidenziato dagli studi strategici sul bisogno».

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