Messa in onore di san Josè Maria Escrivà de Balaguer, “santo dell’ordinario”

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Mons. Marini ha celebrato nella basilica di San Siro a Genova con l’Opus Dei

GENOVA – Nella basilica di San Siro a Genova, lunedì 26 giugno alle ore 19, Mons. Guido Marini ha presieduto la concelebrazione in onore di san Josè Maria Escrivá de Balaguer fondatore dell’Opus Dei, nel giorno della sua festa.

Erano presenti, con il parroco del-la Basilica, padre Andrea Decaroli, don Luca Fantini, cappellano dell’Opus Dei genovese e don Filippo Tabacco, dell’Opus Dei e amministratore parrocchiale della chiesa di Nostra Signora di Loreto. Nato a Barbastro in Spagna il 9 gennaio 1902 e morto a Roma il 26 giugno del 1975, canonizzato nel 2002 da papa Giovanni Paolo II, san Josè Maria può essere definito il “santo dell’ordinario”.

Nella preghiera per chiedere l’intercessione del santo si recita: “…fa’ che anch’io sappia trasformare tutti i momenti e le circostanze della mia vita in occasioni per amarti e per servire con gioia e semplicità la Chiesa, il Romano Pontefice e tutte le anime”. Ogni momento e ogni situazione della vita, infatti, possono diventare e sono, la via più semplice e comune, per la nostra santificazione, per quella di chi ci sta intorno e del mondo stesso che, pur non essendo mondani, “amiamo appassionatamente”. Il lavoro, la vita di famiglia e anche il riposo possono essere lode continua e preghiera al Signore. Il vescovo all’inizio della Messa ha ricordato con affetto la sua personale conoscenza dell’Opus Dei fin dai tempi del liceo frequentato a Genova e nell’omelia, molto sentita e coinvolgente, commentando il vangelo, ha sottolineato con forza alcuni aspetti della spiritualità e del sentire del santo.

Tra questi la lode a Dio attraverso la vita. Ha voluto sottolineare che il Santo «ha sperimentato la gioia di Dio nella sua vita… E ha desiderato che tutti ne potessero essere partecipi. Lui ha lodato con la parola e con la vita Il Signore. Ha desiderato in ogni modo che tutti lo potessero allo stesso modo lodare». Ha poi sottolineato il tema della filiazione divina che è un cardine dell’esperienza di vita di san Josè Maria e dell’Opus Dei: «Lo Spirito grida “Abbà Padre”, – ha detto – per convincerci che Dio ci è Padre, che Dio ci ama davvero, che Dio ha cura nella nostra vita, che Dio è provvidenza e amore, che Dio ha per ciascuno un disegno splendido che passa attraverso tutto nella nostra vita. Lodiamo il Signore e lo lodiamo con tutto il cuore, perché si è rivelato a noi ed è presente a noi come Papà che ci ama». Un motivo ulteriore di lode è il fatto che «il Verbo si è fatto carne perché tutto ciò che è carne, tutto ciò che è vita, che è umanità e che è creazione potesse essere per noi motivo realmente di una gioia piena già qui e perfezione in modo definitivo di là nella resurrezione finale».

Ha terminato chiedendo la grazia, con l’intercessione di San José María Escrivá, «che come è stato per lui, anche noi, nella gioia straripante del cuore, non smettiamo di lodare il Signore che è così bello, così grande e così buono; e che dunque sappiamo trasmettere a tutti per contagio questa che è la vera bellezza della vita questo che è il vero segreto della pienezza della vita».

La celebrazione, animata dal canto del quartetto “Jani Cantores”, diretto dal M° Luca Dellacasa, si è conclusa in un clima di affetto e di festa, con il saluto del vescovo ai numerosi fedeli, molti dei quali lo conoscevano da tempo e lo hanno da sempre stimato come amico e come sacerdote.

g.g.

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