Un tortonese dimenticato che progettò il forte di Exilles

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Il 19 luglio si celebra la festa del Piemonte che ricorda la battaglia dell’Assietta del 1747 quando le truppe di Carlo Emanuele III sconfissero i francesi. Una fortificazione sbarrò la strada agli invasori. A progettarla fu Giuseppe Francesco Ignazio Bertola Roveda conte D’Exilles e “Nobile di Tortona”

di don Maurizio Ceriani

La festa del Piemonte, istituita con legge regionale per il 19 luglio e celebrata quest’anno per la prima volta, ci dà l’occasione per rivisitare una pagina fondamentale della storia del nord ovest, che sarebbe inspiegabile senza l’opera geniale di un grande dimenticato tortonese.

Il 19 luglio è la data in cui nel 1747 fu combattuta la battaglia dell’Assietta, a 2.000 metri di altezza sulle creste delle Alpi tra la val Chisone e la val di Susa. Le truppe piemontesi di Carlo Emanuele III inflissero una pesante sconfitta alle soverchianti truppe francesi che tentavano di invadere la regione.

Il fatto d’arme si colloca all’interno della guerra di successione austriaca che dal 1741 al 1748 infiammò l’Europa. Il conflitto scoppiò in seguito al rifiuto di alcune potenze firmatarie della Prammatica Sanzione di accettare Maria Teresa d’Asburgo come imperatrice d’Austria. La Prammatica Sanzione era stata emanata dal padre, l’imperatore Carlo VI, al fine di modificare le norme della successione del trono imperiale, legandolo alla primogenitura anche se questa fosse stata in linea femminile. Carlo Emanuele III si schierò con Maria Teresa, ricevendo così l’invasione francese. Nel 1747 il Piemonte si trovò vicino al collasso, ma riuscì a risollevare le sorti del conflitto proprio con la schiacciante vittoria sabauda nella battaglia dell’Assietta.

Ripercorrendo gli eventi bellici di quel lontano 19 luglio, viene spontaneo chiedersi perché mai l’armata francese tentasse di invadere la val Susa scavalcando la cresta alpina a 2.000 metri attraverso il colle dell’Assietta, evitando invece vie d’accesso più facili alla valle, come ad esempio il valico del Monginevro. La risposta è immediata: il forte di Exilles sbarrava la strada, frustrando da parecchi mesi ogni tentativo di discesa verso Susa, come avrebbe fatto in seguito con gli eserciti della Francia giacobina per ben due anni dal 1794 al 1796. Molti però non sanno che quel capolavoro di ingegneria militare fu frutto di un grande personaggio tortonese, che la nostra città ha proprio dimenticato: Giuseppe Francesco Ignazio Bertola Roveda conte D’Exilles e “Nobile di Tortona”, com’egli sempre amò appellarsi.

Ignazio Bertola, il “Nobile di Tortona”

Nato a Tortona nel 1676 da Francesco Roveda e Teresa Mayno, appartenenti entrambi a due antiche e nobili famiglie della città, Giuseppe Ignazio venne adottato dal torinese Antonio Bertola, quando questi nel 1695 sposò in seconde nozze la madre di Antonio rimasta vedova. Bertola fu uno dei più celebri architetti del suo tempo, matematico dell’Accademia Reale di Torino, ingegnere del Duca di Savoia, architetto e direttore della Fabbrica della Cappella del Santo Sudario nel Duomo di Torino, lavorò all’altare che accolse la Santa Sindone. Un inatteso attacco di calcoli renali lo stroncò nella nativa Muzzano nel 1719, ma la sua carriera fu continuata dal figlio adottivo, Ignazio Giuseppe. Da sempre al fianco del padre, iniziò a collaborare con lui in occasione dell’assedio di Torino del 1706. Successivamente ricoprì prestigiosi incarichi alla corte di Torino: Maestro delle Fortificazioni, Primo Ingegnere di Sua Maestà di Sardegna, Comandante Generale del Reale Corpo degli Ingegneri nel Regio Esercito Sardo dal 1721. Questi ruoli lo portarono a essere il responsabile del sistema di fortificazioni dello Stato Sabaudo. In particolare egli lavorò ai Forti della Brunetta, di Fenestrelle, Exilles, Demonte e alla Cittadella di Alessandria, nonché alla difesa delle Valli Varaita e Maira durante la guerra delle Alpi. Percorse anche i gradi della carriera militare fino a Brigadiere Generale di Fanteria. Come riconoscenza ai servigi suoi e del padre ricevette in feudo Exilles, che era stata riconquistata ai francesi nel 1706. Carlo Emanuele III lo nominerà Conte d’Exilles nel 1742, cosicché Giuseppe Ignazio Bertola Roveda unirà al cognome anche l’appellativo “D’Exilles”, dando origine all’omonima casata comitale, che ha come motto “ad sidera semper”, cioè “sempre verso le stelle”. Exilles sotto la direzione di Giuseppe Ignazio divenne una delle fortezze chiave della difesa alpina dello Stato Sabaudo; l’antica rocca subì imponenti lavori di ristrutturazione e ammodernamento, tra cui il sensazionale ribaltamento del fronte difensivo verso la Francia. La rocca infatti era nata come grandioso complesso di fortificazioni posto sulla sommità di uno sperone roccioso a dominio della valle di Susa, sul lato sinistro della Dora Riparia, nel punto più stretto della vallata; rivolto verso la pianura padana doveva impedire il passaggio di eserciti diretti contro la Francia e costituiva la punta avanzata del Delfinato francese. Bertola ribaltò il fronte difensivo, cosicché Exilles si trasformò da difesa francese in baluardo piemontese rivolto contro la Francia a protezione della pianura sottostante.

Tornando all’opera di Bertola, lo troviamo direttore dei lavori per la costruzione della cittadella di Alessandria tra il 1725 e il 1728. Suo è il progetto della cittadella che, collegando le fortificazioni di Casale Monferrato e di Tortona, doveva costituire il perno della difesa meridionale del Regno; considerata uno dei massimi esempi di architettura militare dell’epoca, la cittadella di Alessandria ha uno sviluppo perimetrale di 3 chilometri, presenta una cinta a pianta esagonale e fronti bastionati. Sorse accanto all’argine del fiume Tanaro e fu progettata a pianta stellare, con 6 baluardi attorniati da fossati, come richiedevano le nuove tecniche di difesa dall’artiglieria pesante. Per edificarla fu raso al suolo il villaggio di Borgoglio e gran parte degli edifici medievali.

Il titolo che certamente fa più onore a Giuseppe Ignazio è quello di Fondatore e Direttore della Regia Scuola Teorica e Pratica di Artiglieria e Fortificazione di Torino. Il progetto vide la luce il 16 aprile 1736 e divenne il luogo di formazione dei tecnocrati che in tempo di guerra, ma anche in tempo di pace, avrebbero messo le loro competenze tecnico-scientifiche al servizio dello Stato e in particolare del governo del territorio; tra questi spiccano gli ingegneri topografi e gli ingegneri idraulici che avvieranno quella fitta rete di canalizzazione della pianura piemontese, tutt’ora esistente, che ebbe sempre un duplice risvolto, agricolo e difensivo. Come fondatore e primo direttore, si devono al Bertola l’impostazione degli studi e il primo nucleo dell’importante biblioteca. La Regia Scuola Teorica e Pratica di Artiglieria e Fortificazione fu concepita da Bertola come una scuola politecnica militare, parallela ed equivalente all’Università. Un luogo dove formare una élite dello Stato non solo militare, ma anche amministrativa. In essa la geografia entra come cartografia, attraverso l’insegnamento della matematica e della geometria, nonché del “disegno di Paesi”. Giuseppe Ignazio Bertola Roveda D’Exilles concluse la sua brillante carriera come Capo del Corpo degli Ingegneri militari dal 1752, anno della sua costituzione, fino alla morte, avvenuta nel 1755 a Torino. Per i suoi meriti gli fu concessa la sepoltura nella basilica mauriziana.

Il forte di Exilles

Giuseppe Ignazio non dimenticò mai le sue radici tortonesi e sempre volle fregiarsi del titolo di “Nobile di Tortona”, ereditato dal padre naturale, Francesco Roveda. A questo titolo non rinunciò nemmeno quando venne insignito del più prestigioso retaggio di Conte d’Exilles; anzi volle che la casata dei Conti d’Exilles si fregiasse tra i suoi titoli anche di quello di “Nobile di Tortona”.

Una strada privata è troppo poco

Possiamo auspicare che, in occasione della seconda festa del Piemonte, la nostra città il prossimo anno dedichi un ricordo particolare a questo suo straordinario figlio? Oggi la sua città natale, per lodevole iniziativa di qualche cittadino particolarmente sensibile alla storia patria, lo ricorda insieme al padre con l’intitolazione di una strada privata, che interseca via Guala, dove un cartello recita “strada privata A. e G. Bertola”. Onestamente troppo poco, perché questo è uno dei casi in cui la storia, senza la sua opera geniale e lungimirante, avrebbe preso un’altra direzione e forse oggi non saremmo qui a celebrare la festa del Piemonte.

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