Sant’Ennodio vescovo

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Il 17 luglio la Chiesa fa memoria di sant’Ennodio, particolarmente venerato nella diocesi di Pavia, dove morì il 17 luglio 521 e che lo scorso anno lo ha particolarmente festeggiato a 1500 anni dalla morte. Ennodio Magno Felice è una figura importante del secolo V d.C., per il suo grande valore culturale e spirituale. Era originario della Gallia, dove nacque nel 473 o 474, probabilmente ad Arles da una famiglia dell’aristocrazia locale imparentata con la più alta nobiltà di Roma, discendente forse da Felice Ennodio che fu proconsole d’Africa tra il 408 e il 423.

Rimasto orfano in tenera età fu allevato dalla zia paterna a Pavia.

All’età di sedici anni, verso il 489-490, perse la zia e si ritrovò fu accolto in una famiglia facoltosa pavese; si fidanzò anche con la figlia, ma il matrimonio non avvenne. Verso il 493 entrò far parte del clero di Pavia, con il vescovo Epifanio. Passò poi come diacono alla Chiesa di Milano, il cui vescovo Lorenzo era suo parente ed è proprio al periodo milanese che risalgono la parte essenziale delle sue opere e le varie spedizioni diplomatiche a Costantinopoli per trattare la riunificazione con la chiesa greca. Diede il suo appoggio anche al sovrano ostrogoto Teodorico il Grande che si opponeva ad Odoacre. Nel luglio del 511 fu colpito da una grave forma febbrile da cui fu guarito per intercessione di san Vittore e in seguito giunse a una notevole maturità di fede. Nel 514 divenne vescovo di Pavia, capitale del regno, e la sua opera di pastore fu contrassegnata dalla carità e dalla necessità di confermare nella retta dottrina clero e popolo.

Di lui si conservano 297 lettere, una raccolta di scritti in prosa e in versi, un panegirico a Teodorico e la biografia di Epifanio. I suoi resti sono custoditi nella Basilica di San Michele a Pavia.

Daniela Catalano

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