Il pilota di Stradella, eroe dei cieli sopra l’orizzonte

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La storia di Piero Bianchi, Asso della Regia Aeronautica Militare nella Seconda Guerra Mondiale, a 80 anni dalla morte nella battaglia su Capo Pula

di Marco Rezzani

Lasciato il centro di Stradella in direzione Castel San Giovanni, superata la bella rotonda che ricorda le fisarmoniche e le colline oltrepadane, passato il ponte sul torrente Versa, una lunga e ampia strada sulla destra porta verso la pianura e Portalbera. Molti la conoscono come la via del “Sandalo Cinese”, famoso locale da ballo, ma in realtà è la via Pietro Bianchi, l’aviatore stradellino di cui quest’anno ricorre l’ottantesimo anniversario della morte che trovò nei cieli della Sardegna a bordo di un Macchi di cui era al comando e che venne abbattuto.

La sua città gli ha dedicato l’evento “Stradella in volo”, felice occasione per unire due anniversari, oltre all’ottantesimo di Bianchi, il centenario di fondazione dell’Aeronautica Militare, in un progetto, elaborato dall’Amministrazione comunale e dall’Unirr (Unione reduci di Russia) Stradella – Oltrepò, che ha coinvolto anche gli studenti dell’Istituto “Faravelli” e del “Santachiara”.

In particolare lo scorso 7 luglio è stato presentato il volume Quando non esiste confine tra passato e presente, scritto da Giovanna Bianchi, nipote di Pietro, edito per i tipi di Marvia Edizioni. Il ricavato delle vendite verrà devoluto alla Croce Rossa di Stradella, all’Avis e all’Unirr.

Giovanna – Vanna per i più – non ha conosciuto lo zio Pietro. O meglio, non direttamente, ma attraverso i racconti in famiglia. «Questo è un libro “cornice” – spiega l’autrice – in cui scorre la vicenda di Pietro, ma anche quella della nostra famiglia, di Stradella e, in fondo, dell’Italia, nel periodo del boom economico dopo la guerra, in un arco temporale tra i Cinquanta e il 1973». Appropriato dunque il sottotitolo “Nei ricordi di famiglia momenti di vita del maresciallo pilota Pietro Bianchi”.

“E allora – scrive la Bianchi – se ricordare vuol dire riportare al cuore, ripercorro parte della storia della mia famiglia e scrivo di mio zio, Asso della Regia Aeronautica Militare nella Seconda Guerra Mondiale. La vita del pilota Bianchi Pietro traspare un poco alla volta, attraverso dialoghi, riflessioni, descrizioni, fatti e aneddoti. In un viaggio dove il tempo e lo spazio diventano protagonisti e testimoni, come sono stati mio padre e mio nonno, sul palcoscenico dei ricordi le vicende private si intrecciano e si sovrappongono alla storia di Stradella e dell’Italia. A ottant’anni dalla morte dell’eroe stradellino e nel 100° anniversario dell’istituzione della Regia Aeronautica Militare Italiana, caposaldo fondamentale della difesa del mio Paese e protagonista di pace, intendo onorare anche la memoria di tutti i caduti dell’Arma Azzurra”.

«Il libro – spiega Vanna già insegnante di Lettere e Storia all’Ipsia – è basato soprattutto sui ricordi. Io sono la figlia di Giuseppe, fratello di Pietro, che durante la Seconda Guerra Mondiale pilotava aerei da trasporto e affrontò pure lui gravissimi pericoli. I due fratelli si incontrarono casualmente in un aeroporto pochi giorni prima del tragico combattimento di Capo Pula che costò la vita a Pietro. Fu il loro ultimo abbraccio».

Infatti l’epopea e la vita di Pietro Bianchi terminano il 2 agosto 1943, nel cielo sopra Capo Pula, in Sardegna dove infuria la battaglia tra i caccia italiani e tedeschi, in forte inferiorità numerica, e gli angloamericani. Bianchi è al comando di un Macchi Mc 205 “Veltro” che nulla può fare contro l’impeto del potente bimotore P38 Lightning di fabbricazione statunitense. Bersagliato dalle raffiche nemiche, il velivolo di Bianchi viene abbattuto e precipita in mare. Il corpo dell’aviatore stradellino – di anni 28 – non verrà mai ritrovato. Il giovane maresciallo aveva alle spalle già una decina di vittorie e poteva fregiarsi del titolo di Asso della Regia Aeronautica.

Classe 1915, Pietro Bianchi nasce da mamma Maria Maddalena, titolare del Caffè Roma in via XX Settembre (l’attuale via Marconi), da cui inizia anche la narrazione di Giovanna, e da papà Eugenio, cantoniere. Giovanissimo frequenta le scuole di volo di Tagliedo, Porto Rose e Bracciano e qui si specializza nella guida dei caccia. Nel 1937 viene assegnato alla 162^ squadriglia dell’88° gruppo caccia di Vigna di Valle e, promosso sergente, verrà trasferito al gruppo caccia terrestre di Roma Ciampino. L’Italia nel giugno 1940 entra in guerra e Bianchi viene assegnato al Cai, il Corpo aereo italiano, ed è impegnato nei cieli inglesi nella battaglia d’Inghilterra, ai comandi un vecchio Fiat G50. Lo vediamo poi in Africa, quindi in Sicilia e infine in Sardegna, nell’aeroporto di Capoterra, nei pressi di Cagliari. Il 2 agosto la morte in battaglia e l’inabissamento nel mare della Sardegna.

“Le tragedie non danno preavviso, succedono. – si legge nello struggente capitolo 7 (Pierino, il maresciallo pilota) del libro a proposito dell’arrivo in casa Bianchi del telegramma che annunciava la tragica notizia – Il cielo blu cobalto della giornata estiva del 1943, all’improvviso, si era oscurato agli occhi di Maddalena che, stordita, confusa e smarrita, si aggirava come un automa, da una stanza all’altra. Dopo lunghi minuti di prolungato ed angosciante silenzio, un pianto sommesso si era diffuso tra le pareti di casa. Dei due genitori, che con gli occhi chiusi si stringevano amorevolmente le mani, si poteva udire il forte battito dei cuori. Affranti da una disperazione infinita ed indicibile, ripetevano le parole pronunciate dal loro figlio in occasione degli ultimi giorni di licenza trascorsi in famiglia: Non siate tristi, vi scriverò presto!”.

“Pilota da caccia di eccezionale valore, la sua ala sempre vittoriosa in tutti i cieli di battaglia affermava sempre più la sua abilità, il coraggio e l’indomabile potenza della sua anima di soldato; in 27 aspri combattimenti quattro volte piegava personalmente il nemico e collaborava all’abbattimento di 56 aerei avversari. Durante l’ultimo ciclo operativo a difesa del suolo Sardo, nella stessa giornata, dopo un aspro combattimento vittorioso, volontario si offriva per incontrare ancora una volta il nemico e, sopraffatto dal numero, cadeva in un alone di gloria imperitura. Il mare accolse la sua spoglia di puro eroe per il quale il combattimento era la vita. Cielo di Capo Pula (Cagliari), 2 agosto 1943”. Così recita la motivazione relativa al conferimento della Medaglia d’Oro al Valor Militare alla memoria, contenuta nel Regio Decreto del 2 giugno 1944. Il nome di Pietro Bianchi è inciso sul marmo nel Sacrario dei Caduti nel cimitero della città di Stradella e il prossimo 7 ottobre, presso i giardini pubblici, verrà inaugurato e benedetto un monumento in memoria dell’aviatore e di tutti i caduti dell’aria.

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