Hanno lasciato morire Indi
di MARIA PIA E GIANNI MUSSINI
«Lasciatela morire in pace!» – ci gridò don Sandro quando lo informammo che alla Brunina i medici volevano praticare un doloroso lavaggio ai polmoni invasi dal tumore. Era una cugina di Gianni, trentatreenne e bellissima, che sarebbe morta di lì a poco lasciando due bambine. Di don Sandro Maggiolini, il futuro vescovo di Como, vi abbiamo già detto: fu il prete che ci sposò. Aggiungiamo che collaborò con l’allora cardinal Ratzinger alla stesura del Catechismo della Chiesa cattolica. Fedele al principio maritainiano che il cristiano debba avere “testa dura e cuore tenero”, fu sempre totalmente disponibile verso i suoi interlocutori (anche i più lontani), che amava intrattenere con una empatia condita di buonumore. Cuore tenero, appunto. Ma anche testa dura. Nel Catechismo non si trovano scivolate buoniste o piacione ma, per esempio sulle questioni legate all’eutanasia, si legge che “mettere fine alla vita di persone handicappate, ammalate o prossime alla morte… è moralmente inaccettabile”. È però vero che “l’interruzione di procedure mediche… straordinarie o sproporzionate rispetto ai risultati attesi può essere legittima” poiché in questo caso (proprio quello della Brunina!) si rinunciò all’“accanimento terapeutico”. In sostanza, “non si vuole così procurare la morte ma si accetta di non poterla impedire”. Chiaro, vero? Il Catechismo aggiunge che, se esistono malattie “inguaribili”, non ci sono però malattie “incurabili”. Ciò che non capiscono tante gazzette a proposito di Indi Gregory, la bambina inglese lasciata morire per l’interruzione della ventilazione polmonare e dell’alimentazione artificiale. Il punto è proprio quest’ultimo. Se in casi particolari, ed esperite tutte le possibili terapie, può essere lecito sospendere la ventilazione forzata poiché cervello e polmoni sono ormai inerti, ci pare invece inammissibile lasciar morire di fame e sete una persona i cui organi sono in grado di assimilare autonomamente acqua e cibo, sia pure con l’ausilio di un sondino. Ma nel caso di Indi c’è dell’altro. L’Italia le aveva dato la cittadinanza, il Policlinico “Gemelli” si era detto disponibile ad accoglierla per curarla e magari tentare qualche nuova terapia. Certo, la guarigione rimaneva poco meno di un miraggio. Ma perché privare i genitori di un’ultima speranza, come si è chiesto in un’intervista a Repubblica il decano degli psichiatri italiani, Eugenio Borgna? In questo modo un Paese che amiamo e che abbiamo già più volte lodato per la sua profonda civiltà liberale e democratica, finisce per trasformarsi – come ha ricordato il vescovo di Pavia Corrado Sanguineti – nel terribile Leviatano evocato dal filosofo inglese Thomas Hobbes: «uno Stato che ha potere di vita e di morte sui suoi cittadini». Non più la cara Inghilterra che ha salvato l’Europa da un altro terribile Leviatano: il nazismo di Adolf Hitler.
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