La merla addolcita
di Silvia Malaspina
Cara la mia merla 2024, hai sollevato un gran polverone con questi scherzetti delle temperature che passano in poche ore da prossime allo zero a quasi primaverili proprio nei tre giorni a te intitolati (29, 30, 31 gennaio) che tradizionalmente sarebbero i più freddi dell’anno. Forse ti era sfuggito che noi italiani abbiamo una simpatica peculiarità: a seconda dell’argomento che risulta essere maggiormente di attualità, ci autoproclamiamo esperti e ne dissertiamo che nemmeno Aristotele e i Peripatetici durante le loro sapienti camminate nel Ginnasio di Atene! Quindi, oltre agli innumerevoli servizi televisivi che ci illustrano quanto sia atipico il clima, inquadrando le spiagge del Meridione popolate da persone che si crogiolano al sole, i tuoi giorni, cara merla, così straordinari, sono diventati un tema presente nelle conversazioni quotidiane. Inoltre, è tutto un fiorire di articoli e comparsate di meteorologi, climatologi e fisici che ci mettono in guardia dai devastanti effetti che questo caldo fuori stagione avrà sull’ambiente, sull’agricoltura e sulla salute. Non si può negare che dicano il vero, anche se qualche doveroso distinguo andrebbe fatto: l’Italia non si riduce alle spiagge caraibiche di Mondello e, mentre in piazza San Pietro i fedeli assistono all’Angelus del Papa in maniche di camicia, al Nord non possiamo certo permetterci di riporre il pumino in naftalina. È innegabile, però, che non tu non sia più quella di una volta quando, a gennaio, noi liceali degli anni Ottanta ci incamminavamo verso la scuola per un buon 15 giorni con gli iconici Moon Boot (qualcuno li osava addirittura pelosi!) perché i marciapiedi erano innevati e gelati. Nemmeno ti sei più ingegnata a far penzolare dai terrazzi e dai cornicioni delle case le magiche stalattiti ghiacciate che riflettevano i raggi del sole creando un improvvisato mini arcobaleno. Ti sei scordata pure quelle copiose nevicate che consentivano spericolate discese e ruzzolate sullo slittino o, per chi era più progredito, sul bob, accompagnate dagli schiamazzi entusiasti di noi bambini e dai richiami urlanti delle mamme, molto meno entusiaste di recuperarci zuppi, poiché l’abbigliamento in Goretex era di là da venire. Adesso più che volare portando gelo, direi che svolazzi senza costrutto: nebbia, pioggerellina, umidità al 150%, e poi all’improvviso ecco il sole che risolleva l’umore e costringe la lavatrice a un tour de force per agevolare l’asciugatura della biancheria… insomma, io amo le temperature miti, ma, ormai, più che una merla mi sembri una tortorella!
silviamalaspina@libero.it