Occhio ai nostri ragazzi

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di Ennio Chiodi

Sarà il caso – di questi tempi– di dare un’occhiata più attenta alle nostre ragazze e ai nostri ragazzi, accompagnandoli nella crescita affettiva e relazionale, senza pretese di spiegare loro la vita, sempre e comunque, e senza tentazioni di “controllo”, anche perché hanno già chi li “controlla”, anche troppo. Il 65% degli adolescenti tra i 14 e i 18 anni che hanno, o hanno avuto, relazioni sentimentali, dichiara infatti di aver subito dal partner forme insistenti, di controllo e di pressione, certamente poco gradevoli: non accettare amicizie sui social; non frequentare quegli amici o quegli ambienti; dammi le password dei tuoi profili; non mettere più quegli abiti; adesso ti geolocalizzo per sapere dove sei e così via. Lo scopriamo da un’attenta indagine di Ipsos per “Save the Children” (savethechildren.it) condotta su 800 tra ragazze e ragazzi, cui è stato chiesto come vivano le loro relazioni sentimentali e come interpretino il consenso ai rapporti sessuali. Dall’indagine – diffusa alla vigilia di San Valentino – apprendiamo che il 52% degli adolescenti dichiara di aver subito, almeno una volta, comportamenti violenti. Sono dati inquietanti: denunciano, con sfumature diverse, che la sopraffazione, la prepotenza, la “violenza” insomma, possono essere vissute con “normalità”, accettate e perfino giustificate, anche se sempre fonte di sofferenza profonda e nascosta. Particolarmente insidiosa e diffusa la minaccia del partner di compiere gesti estremi, facendosi del male se non assecondato in richieste tossiche. La recente storia di Giulia Cecchettin uccisa da Filippo Turetta è illuminante. Il 34% degli adolescenti denuncia di essere chiamato al telefono con insistenza; il 26% di aver scoperto falsi profili social attivati come strumenti di “spionaggio”; il 23% di essere esplicitamente sotto ricatto, anche perché il 20% racconta di ricevere la richiesta di foto intime, molte delle quali sono spesso condivise in rete senza il consenso del partner. Quanto ai rapporti sessuali, molti pensano che se una ragazza non dice chiaramente “no” vuol dire che è disponibile (26% dei ragazzi e 21% delle ragazze). Il rapporto di “Save The Children” si sviluppa in una campagna permanente (#chiamalaVIOLENZA) gestita con la partecipazione diretta dei giovani. Sono moltissime le suggestioni e le informazioni: è utile ad esempio riflettere sul fatto che il 30% ritiene che la gelosia sia un segno d’amore e il 17% accetta che possa scappare uno schiaffo ogni tanto. In fin dei conti «se una ragazza sta con un ragazzo nonostante lei prende botte, sotto sotto a lei piace», come sostiene uno dei testimoni della ricerca, Claudio, 19 anni.

enniochiodi@gmail.com

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