«Ho gustato ancora la bellezza di appartenere al Signore»

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Mons. Guido Marini ripercorre per noi i giorni della “Visita ad limina” in Vaticano sulle tombe degli apostoli Pietro e Paolo: il dialogo con Papa Francesco, gli incontri nei Dicasteri della Curia romana, l’inizio della Quaresima, il tempo trascorso in comunione con gli altri 6 vescovi della Regione Ecclesiastica Ligure

DI MARCO REZZANI

Da lunedì 12 a venerdì 16 febbraio Mons. Guido Marini, insieme agli altri 6 vescovi della Regione Ecclesiastica Ligure, ha compiuto la “Visita ad limina” a Roma, tradizione antichissima che vede i vescovi di tutto il mondo recarsi in Vaticano per fare il punto sulla fede e la religiosità delle loro Diocesi.

Il primo giorno due appuntamenti particolarmente significativi: il colloquio con il Santo Padre Francesco e la Messa in San Pietro sulla tomba dell’apostolo Pietro. Nei giorni successivi si sono susseguiti gli incontri presso i vari Dicasteri della Curia vaticana e la celebrazione dell’Eucarestia nelle basiliche romane. Tanti i momenti di preghiera, confronto, condivisione e fraternità tra i pastori che sono usciti dalla “Visita” incoraggiati e ancor più convinti della bellezza di appartenere alla Chiesa e di annunciare e testimoniare il Vangelo, come afferma il vescovo Guido in questa intervista telefonica in cui ripercorre per noi le intense giornate romane. Eccellenza, il nostro racconto parte dal suo arrivo a Roma e dai primi due grandi appuntamenti della “Visita”: la Santa Messa in San Pietro e l’incontro con Papa Francesco.

«Sì, la nostra “Visita ad limina” è iniziata nella mattinata di lunedì 12 febbraio con la Santa Messa concelebrata tra noi vescovi liguri nella Basilica di San Pietro e precisamente nelle Grotte davanti alla tomba dell’apostolo. È stato un momento particolarmente importante per tutti perché ha significato rinnovare la fede proprio sulla tomba di Pietro. Immediatamente dopo, il primo incontro è stato quello con il Santo Padre. Non sempre le “Visite ad limina” cominciano con l’udienza con il Papa, dipende dagli impegni che egli ha durante la settimana. È stata quindi una grazia poter iniziare la “Visita” con lui; un momento molto bello, famigliare, in cui abbiamo potuto aprire il cuore di noi pastori delle nostre Diocesi per presentare al Papa le gioie, ma anche le difficoltà di ogni giorno, come pure porre alcune domande. Come sempre, il Papa è stato molto paterno, amabile e ha risposto alle nostre domande, ci ha incoraggiati e confortati nella fede. E questo è ciò che conta di più nell’incontro con il successore di Pietro. Per me, in particolare, è stata una gioia rivedere il Papa, poterlo salutare e abbracciare dopo un po’ di tempo che questo non avveniva».

La “Visita” prevede anche il passaggio nei vari Dicasteri della Curia romana. Ci spiega come si è svolto?

«La “Visita ad limina”, oltre all’incontro con il Papa che della stessa costituisce il momento più alto e il cuore, comporta anche la visita ai Dicasteri della Curia romana. Ci sono Dicasteri che obbligatoriamente si è chiamati a visitare e altri che vengono lasciati alla discrezione dei singoli vescovi. Noi abbiamo incontrato quasi tutti i Dicasteri, e mi pare di poter dire che si è trattato di incontri molto fruttuosi perché hanno offerto la possibilità di conoscere meglio la Curia romana e di toccare con mano quanto essa sia al servizio del Papa, ma anche delle Chiese locali. Nei vari colloqui ci siamo soffermati su alcune problematiche presenti nelle nostre Diocesi e, in merito, abbiamo accolto il parere, i consigli, gli orientamenti utili da seguire. Confrontandoci tra noi vescovi, abbiamo avvertito un’accoglienza significativa che ci ha fatto sentire a casa e nella quale abbiamo percepito il desiderio di aiutare e incoraggiare. Il dialogo è entrato nelle grandi questioni della vita della Chiesa e della fede di oggi e certamente ha offerto molti spunti importanti di riflessione. D’altro canto, penso che anche per i Dicasteri l’averci ascoltato sia stato importante per aver meglio presente la realtà delle nostre Chiese locali. Visitando, in particolare, il Dicastero per il Culto divino, abbiamo avuto la gioia di rivedere S.E. Mons. Viola, già vescovo di Tortona e membro della Conferenza Episcopale Ligure, fino al novembre 2021».

Oltre alla celebrazione quotidiana della Santa Messa nelle basiliche romane, ha iniziato il tempo di Quaresima proprio durante la “Visita”, partecipando alla celebrazione del Mercoledì delle Ceneri con il Papa in Santa Sabina. Come ha vissuto quel momento?

«Come dicevo, lunedì abbiamo celebrato l’Eucaristica nella Basilica di San Pietro e nei giorni successivi abbiamo avuto la possibilità e la gioia di celebrare la Messa in Santa Maria Maggiore, in San Giovanni in Laterano, in San Paolo Fuori le Mura. È stato molto bello non soltanto perché si iniziava la giornata o la si concludeva con la celebrazione eucaristica che è il cuore e il centro di tutto, ma anche perché si celebrava in luoghi così importanti e significativi per la fede. Oltre a San Pietro, in Santa Maria Maggiore dove è venerata la “Salus populi romani” e dove si può anche sostare di fronte al mistero della Natività; in San Giovanni in Laterano, la Cattedrale di Roma, con la Cattedra del Papa, luogo nel quale si respira in modo del tutto speciale la comunione profonda con il successore di Pietro e Vicario di Cristo; in San Paolo Fuori le Mura dove si viene a contatto con la figura grandissima dell’apostolo Paolo dal quale si riceve uno stimolo straordinario a rendere sempre più missionaria ed evangelizzatrice la nostra fede. Oltre a queste celebrazioni nelle basiliche vaticane, abbiamo avuto la grazia di partecipare alla celebrazione del Mercoledì delle Ceneri con il Santo Padre nella basilica di Santa Sabina. In un primo tempo, in realtà, il pensiero di essere fuori dalle nostre Diocesi per l’inizio della Quaresima era stato motivo di qualche dispiacere, poi, però, ci siamo accorti che poter celebrare le Ceneri con il Papa sarebbe stata una grande grazia. Una grazia che in effetti non ci ha distolto dalle nostre comunità che, anzi, abbiamo portato con noi nel cuore di pastori, ricordando tutti coloro che sono affidati alle nostre cure».

Immagino che la “Visita” sia stata anche un’occasione particolare di relazione tra voi pastori delle nostre Diocesi liguri…

«Certamente. Non sarebbe completa la rivisitazione della settimana della “Visita ad limina” senza far riferimento alla relazione tra noi vescovi che vi abbiamo partecipato perché, se è vero che ci sono diverse occasioni di incontro durante l’anno – si pensi all’Assemblea generale della Conferenza Episcopale Italiana oppure all’incontro tra i vescovi liguri che avviene più o meno a cadenza bimensile – è altrettanto vero che trovarci insieme, vivendo gomito a gomito sei giorni consecutivi, pregando insieme, dialogando insieme sulle questioni che ci stanno molto a cuore perché riguardano la fede e vita della Chiesa, avendo anche l’opportunità di trascorrere qualche momento libero di distensione, è stato un dono che ci ha fatto assaporare la bellezza della fraternità, del vivere in amicizia. Mi viene in mente quanto dice il salmo: “Quanto è buono, quanto è soave che i fratelli vivano insieme”. Mi pare proprio che l’esperienza di questa fraternità durante la “Visita ad limina” stia dentro queste due parole: bontà e soavità Abbiamo sperimentato la bontà e la soavità di essere insieme successori degli apostoli, pastori delle nostre Chiese, discepoli del Signore Gesù in questo nostro tempo».

Eccellenza, un’ultima domanda. Se dovesse aprire la valigia dei doni di questa “Visita”, che cosa vorrebbe condividere con i nostri lettori?

«La “Visita ad limina” per me, come penso anche per gli atri confratelli vescovi della Conferenza Episcopale Ligure, ha significato soprattutto questo: una conferma nella fede. Personalmente mi sono sentito confermato nella gioia e nella gratitudine per l’appartenenza al Signore, potendo ripetere ancora una volta “nulla è meglio di Gesù Cristo” e “Gesù Cristo è tutto per me”. Mi sono sentito confermato nella consapevolezza grata e gioiosa della bellezza della Chiesa, a volte segnata dalla nostra povertà umana, ma sempre splendida perché è santa, una, cattolica, apostolica; perché la Chiesa è il corpo del Signore, è la famiglia del Signore, è il luogo nel quale noi abbiamo tutti i mezzi di grazia per poter sperimentare la pienezza della vita nuova in Gesù Cristo. Mi sono sentito confermato nella passione per l’annuncio del Signore, del suo Vangelo, oggi, in questo nostro tempo, trasmettendo la bellezza del Signore Gesù. In questo senso il mio rientrare in Diocesi dopo i giorni della “Visita ad Limina” significa per me fare partecipe la Chiesa che mi è stata affidata del dono grande che a Roma ho ricevuto, non solo per me ma per tutti coloro per i quali sono chiamato a dare la vita».

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