O si fa l’Oltrepò o si resta al palo
Decolla o non decolla? Il nostro territorio mostra molti segnali incoraggianti di ripresa ma solo il 3,5% dei turisti è richiamato dall’offerta gastronomica
di Pierangela Fiorani
Quando si parla del nostro Oltrepò e della provincia di Pavia più in generale si oscilla spesso tra segnali di speranza e notizie che piovono come docce gelate. Comincio da queste ultime perché spero poi di poter chiudere con argomentazioni positive che potrebbero far risuonare alla fine lo slogan: eppur si muove.
La stessa espressione è stata usata su queste pagine qualche settimana fa da Marco Rezzani che ha cercato – e trovato – non trascurabili segnali che mettono di buon umore. Ne parlerò tra poco, ma prima lasciatemi dar conto di qualche dato che vale la pena tenere d’occhio.
Il primo riguarda la situazione demografica del territorio la cui mappa ci è restituita da una ricerca firmata da Marta Cusa, pavese, assegnista della Bocconi e dal professor Andrea Zatti, docente del dipartimento di Scienze politiche e sociali dell’Università di Pavia. La loro ricognizione parte dal capoluogo, ma arriva a fare una fotografia più ampia. Nella cartina provinciale è palese il contrasto tra la zona più a Nord, a ridosso di Milano, dove è bassa la percentuale di popolazione che ha superato i 74 anni di età ed è, per contro, più soddisfacente il numero che indica il tasso di natalità. Condizioni totalmente ribaltate di qua dal Po dove gli over 74 aumentano vistosamente e crescono ancor più, a Sud della via Emilia, ma mano che ci si inoltra su per le valli d’Appennino. Al contrario crolla in queste stesse zone il dato della natalità. L’Oltrepò invecchia e gode di scarso ossigeno per il ricambio fino a rischiare l’apnea.
L’altro segnale di cui, appena pochi giorni fa, dava conto il quotidiano La Provincia Pavese è che i turisti – ancora e comunque troppo pochi – sono attirati qui dagli elementi di cultura e di arte per un buon 61,1%, mentre dichiarano di sentirsi richiamati dall’offerta gastronomica in scarsissima percentuale: 3,5% (la più bassa della Lombardia). A questo va aggiunto che anche le risorse naturali sono poco considerate (8,5%) e ancor meno lo sono le offerte di turismo sportivo.
È chiaro che c’è qualcosa che non va e su cui c’è moltissimo da lavorare. Eppure Marco Rezzani ha ricordato – numeri alla mano che l’Oltrepò, se è vero che può offrire una cinquantina di castelli e antichi borghi (quattro dei quali godono del marchio “Borgo più bello d’Italia”) e può sciorinare un centinaio di itinerari che si muovono dentro paesaggi naturali e non solo, è anche “un territorio con 3.300 ettari vitati a Pinot Nero, con ristoranti d’eccellenza (vengono fatti nomi e cognomi, naturalmente, compresi quelli di chef stellati chiamati a dare lustro e sprint, ndr), con 1500 aziende vitivinicole e 3500 imprese agroalimentari”.
Rezzani ha anche puntualmente informato che ci sono investimenti interessanti da parte di marchi che contano a livello nazionale e internazionale i quali possono offrire un valore aggiunto nel far viaggiare il nome delle nostre preziose terre nel mondo. Non basta? Il collega ha evidenziato ciò che si sta muovendo sul fronte della nascita e della crescita dell’ospitalità che, al di là del mordi e fuggi di escursioni di un giorno, invita a fermarsi sulle nostre colline. Ha citato le 18 nuove aperture di B&B in un anno nella sola Voghera.
Nessun dubbio: più di qualcosa si sta muovendo! Tanto che ha deciso di metterci la faccia – e non solo quella – un gruppo bancario del peso di Intesa San Paolo che, affiancato dalla Fondazione Banca del Monte di Lombardia, ha costituito una società ad hoc: Colline e Oltre spa.
Tra qualche giorno l’Oltrepò avrà anche occasione di mostrare bellezze e risorse a chi ci guarda da fuori grazie al passaggio della Milano-Sanremo che, partendo – caso eccezionale – proprio da Pavia, arriverà nella San Zenone di Gianni Brera, passerà il ponte di Spessa, per poi condurre la carovana a Stradella, Broni, Casteggio, Voghera e poi a Tortona, Novi Ligure e oltre verso il Turchino e la Liguria. Davvero una bella opportunità per incuriosire futuri turisti.
Per mettere in fila altri recenti sforzi, sono certamente promettenti le iniziative annunciate dalla Comunità Montana per creare pacchetti turistici mirati che tengano insieme le proposte e le occasioni offerte dal territorio. I milanesi, interrogati per uno studio sull’attrattività oltrepadana, hanno sottolineato, è vero, la piacevolezza della natura, del verde, hanno parlato di zone tranquille in cui è bello trovare un po’ di relax, hanno citato il patrimonio artistico, il vino, il buon cibo.
Ricordiamoci però che quel 3,5% di interesse manifestato da ambienti più larghi per la gastronomia è un dato critico: la ricerca di cui sopra è stata fatta dall’Istituto nazionale di ricerche turistiche per conto di Unioncamere. È chiaro che c’è un fatto di percezione di offerta di ricchezze che non arriva a destinazione. C’è da lavorare sul fronte della comunicazione e del marketing per andare oltre Milano e c’è da fare ancora tanto qui, sul posto, per allargare le collaborazioni tra i vari soggetti. Farsi conoscere meglio e collaborare insieme di più e più efficacemente.
Ha insistito su questo – e cito ancora l’esauriente reportage di Rezzani – la presidente del Consorzio Tutela Vini Oltrepò Pavese Gilda Fugazza (che sta per passare la mano, a quanto narrano le cronache, a una delle altre intraprendenti donne del vino del nostro Oltrepò). Fugazza segnala che l’adesione a progetti comuni è ancora troppo limitata. Fare squadra per fare massa, è la lezione che da tempo arriva da altri territori. Sul fronte gastronomico la costituzione di Tavole OltrePo con ristoratori e chef uniti in nome di un unico marchio è un altro bel segnale. Passi piccoli? Non così minuscoli in fondo nel tentativo di rompere finalmente una mentalità individualistica e di separatezza sempre dura da scalfire.
Eppure più di qualcosa si muove anche nei progetti di questo anno che sta per esaurire il suo primo trimestre. Proviamo a crederci. Tutti insieme.
D’altra parte parafrasando una celebre frase è tempo di dire convintamente che qui si fa l’Oltrepò o… si resta fermi per sempre al palo.
pierangelafiorani@gmail.com