«La parola “relazione” sarà la stella polare del mio cammino»
Paolo Zani, il nuovo presidente dell’Azione Cattolica diocesana, all’inizio del triennio associativo disegna una “mappa” delle priorità del suo mandato
TORTONA – Al termine del triennio “lungo” di presidenza iniziato nel 2020, in tempo di Covid, l’Azione Cattolica diocesana con l’assemblea del 18 febbraio ha prima eletto il nuovo consiglio e poi al suo interno ha votato la terna di nomi presentata al vescovo per la scelta del presidente. Mons. Guido Marini, con il decreto datato 27 marzo, ha nominato presidente Paolo Zani che succede a Giulia Silla e resterà in carica fino al 2027. Zani, 63 anni da poco compiuti, abita a Casteggio, è sposato, padre di tre figli, ha una laurea in Economia e Commercio e lavora a Milano. Ha iniziato a frequentare l’Azione Cattolica in Casa Alpina a Brusson, facendo prima l’educatore in parrocchia e poi collaborando con il centro diocesano, dove ha avuto come assistenti don Alberto Rossella, don Pietro Zanocco e don Piero Maini. È stato eletto responsabile dell’A.C.R. per un triennio, al termine del quale è partito per la leva. Una volta rientrato, per varie vicende private, si è allontanato dalle attività diocesane ma mai dall’associazione. Qualche anno fa, grazie all’assistente don Claudio Baldi, ha ripreso a frequentare il gruppo adulti della Diocesi e ha poi assunto l’incarico di amministratore dell’associazione stessa. Domenica scorsa il nuovo presidente, con alcuni membri del consiglio diocesano, ha preso parte al Consiglio regionale elettivo che si è svolto a Chiavari nel quale è stata eletta come incaricata A.C.R., per la Diocesi di Tortona, Paola Garbagna di Casteggio insieme a Carlotta Londri di Ventimiglia-Sanremo. Nel viaggio di ritorno gli abbiamo rivolto alcune domande.
Come vive questa “chiamata” a fare il presidente e quali sono i suoi obiettivi per i prossimi tre anni?
«Il vescovo, con mia sorpresa, mi ha scelto per ricoprire questo incarico, anche se sono convinto che nell’associazione ci siano persone molto più preparate di me. Prima di sciogliere le mie riserve, ho parlato con mia moglie Anna e con le persone che mi sono accanto. Alla fine ho accettato questa “chiamata” con semplicità, mettendomi a disposizione dell’Azione Cattolica. Ho cercato di fare discernimento nella mia vita per capire come agire. Il mio programma per il prossimo triennio è già riassunto nel documento assembleare che è stato presentato a febbraio. Il mio lavoro sarà nel solco della continuità con quello di Giulia Silla e sono pronto ad affrontare le incognite che ci riserverà il futuro. Il mio ruolo è ben definito nello statuto di A.C. che recita: “Il presidente rappresenta l’associazione, ne garantisce l’unità e ha come obiettivo quello di far funzionare tutta la macchina”. E io cercherò di fare proprio questo. C’è un parola nel nostro documento assembleare – frutto del lavoro delle associazioni parrocchiali, dei gruppi diocesani e, infine, approvato dall’assemblea diocesana – che per me è fondamentale ed è “relazione”. Questa sarà la stella polare che guiderà il mio cammino e che si tradurrà nel lavorare insieme, nel far crescere il rapporto con le altre realtà diocesane, nel rispetto delle proprie identità e dei propri valori ma sempre in nome della collaborazione. Per me fare questo significa anche coinvolgere la “periferia” associativa. Voglio conoscere da vicino tutte le associazioni presenti in Diocesi e avvicinare le persone che sono in questo momento “diversamente” nell’A.C. perché lontane fisicamente per scelte di vita o per motivi professionali. Il Covid, che negli scorsi anni ha creato numerosi problemi, ci ha però permesso di scoprire uno strumento importante che è internet. La rete permette di essere in contatto anche se distanti. Come équipe adulti, ad esempio, collegandoci online, recitiamo insieme la compieta nei periodi di Avvento e Quaresima e questo si è rivelato un ottimo modo per pregare con tante persone».
Qual è oggi il ruolo dell’Azione Cattolica nella nostra Diocesi?
«Il tesserato di Azione Cattolica è prima di tutto un battezzato e il suo mandato è quello di annunciare il Vangelo. Penso, dunque, che nella nostra società, di questi tempi, questa sia la prima missione che va portata a compimento nella famiglia, nell’ambiente lavorativo e nella comunità parrocchiale. A questo proposito è molto importante la formazione. Sono convinto che l’Azione Cattolica possa contribuire ad essa attraverso la propria cultura e la propria storia e che già lo stia facendo nella Chiesa locale e in quella nazionale. Il nostro territorio è caratterizzato da un’estrema frammentazione, come sto osservando occupandomi della gestione delle prenotazioni in Casa Alpina per i campi estivi. Ci sono tanti ragazzi che arrivano da piccoli centri nei quali, quasi sicuramente, non esiste più una vita comunitaria ecclesiale, perché non sempre c’è il parroco o la Messa domenicale. Credo che da questo punto di vista l’A.C. possa assumere un ruolo di collante all’interno dei vicariati. L’esperienza della Casa Alpina in alcuni casi è l’unica dal punto di vista ecclesiale per i giovani. Quindi, dobbiamo fare in modo che durante l’anno siano offerte loro altre possibilità. Occorre lavorare in modo organico e in sintonia con tutte l I consiglieri diocesani presenti a Chiavari domenica 7 aprile le strutture diocesane: si deve fare rete ed evitare i compartimenti stagni. I tempi potranno essere lunghi ma sono convinto che tutto parta sempre dalla relazione. L’A.C. nasce come strumento a servizio della Chiesa e questa è la sola via da percorrere».
Perchè l’A.C. chiede di tesserarsi?
«La tessera è un elemento distintivo dell’Azione Cattolica, che è un’associazione senza fini di lucro, composta da organi alla cui attività contribuiscono tutti gli associati. La tessera è un segno di appartenenza a un gruppo di cui si condivide il modo di essere e di agire. Nel servizio di formazione alle coscienze, l’A.C. realizza convegni, incontri, pubblicazioni ed eventi che sono finanziati proprio grazie al contributo economico delle tessere associative».
La Casa Alpina di Brusson quanto è importante per l’A.C.?
«La Casa Alpina, costruita 50 anni fa dall’A.C. (nel 2023 la festa), è importante per la Chiesa: quanta fede è cresciuta e maturata lì e quante vocazioni, anche sacerdotali, sono nate lì, dove l’associazione si è impegnata in tutto questo tempo! È un luogo nel quale sono gettati semi nel cuore e nelle coscienze delle persone così come è avvenuto nelle generazioni che si sono succedute fino a ora. È uno strumento cruciale non soltanto per l’Azione Cattolica ma per tutta la Diocesi e non deve diventare un terreno di confronto dove ritagliarsi uno spazio “personale”. Deve essere uno spazio “pastorale” al servizio della Chiesa. L’A.C. si spenderà sempre per conservarne intatto lo spirito».
Il suo sogno per il triennio?
«Vorrei che l’Azione Cattolica coltivasse sempre la sua capacità innata di creare relazioni fra le persone, soprattutto legami intergenerazionali. Questo è l’aspetto più bello della vita associativa, perché permette di condividere esperienze e pensieri. È come avere uno scrigno all’interno del quale è contenuta la ricchezza della vita delle persone che va condivisa, senza nessuna esclusione. L’A.C. è davvero inclusiva e testimonia chiaramente che cosa significa essere Chiesa oggi. Mi auguro, anche, che l’associazione continui a essere, come ora, una vera scuola di democrazia che parte dal basso ed esige lo scambio di vedute tra età diverse della vita. Credo che dal punto di vista diocesano si possa addirittura migliorare questo aspetto, modificando, se necessario, anche alcuni aspetti formali, a favore di un maggior dialogo».
Daniela Catalano