Mamme tutto l’anno

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Di Silvia Malaspina

Care le mie mamme, domenica 12 maggio sarà la nostra festa: ci commuoveremo di fronte al tripudio di dolci pensieri, fiori, cioccolatini, oggettini sberluccicanti che ci verranno donati con affetto dai nostri figli e dai loro padri, mentre in tv e sui social imperverseranno tenere immagini con relativi zuccherosi commenti… Bellissimo, ma non illudiamoci, il disincanto ci attende già dal giorno successivo. La cosa che non sopporto delle ricorrenze fisse, la festa della mamma, appunto, o la festa della donna, è che nella contingenza sembra che tutto cambierà e sarà migliore, mentre la realtà è più simile al vecchio adagio “passata la festa, gabbato lo santo”. Non preferireste anche voi, care le mie mamme, anziché un intero giorno dedicato, qualche attenzione in più durante l’anno? Ci definiscono multitasking e polivalenti, mentre siamo solo affannate campionesse olimpiche del salto a ostacoli tra lavoro, famiglia, faccende domestiche e un minimo sindacale di vita privata. Mi sono chiesta se non sia per questo motivo che le donne italiane si riproducono sempre meno: il tasso di denatalità prosegue l’inesorabile china ed escogitare un input per invertire questa tendenza sembra una mission impossible. A tale proposito, care mamme, vorrei condividere un ricordo che ogni qualvolta si parli di denatalità mi ritorna in mente. 15 anni or sono mi trovai con la mia famiglia nelle Marche allo spaccio aziendale della Tod’s: erano circa le 17.30 e vidi uscire dai padiglioni dell’azienda le lavoratrici, moltissime delle quali accompagnate da uno o più bambini in età prescolare. Mia figlia, cui la curiosità non ha mai fatto difetto e che allora era coetanea dei suddetti pargoli, chiese con tono ben udibile: «Dove sono andati tutti questi bimbi? A lavorare con le mamme?» Una signora, sorridendo, si fermò e svelò l’arcano: «I bambini vanno all’asilo aziendale. Spesso nelle pause caffè li andiamo a salutare e talvolta mangiamo anche insieme.» La reazione della cinquenne fu così entusiasta che temetti mi proponesse di trasferirmi e dedicarmi a confezionare scarpe per il sig. Della Valle. Capisco che si tratti di un esempio fiabesco e difficilmente riproducibile nelle piccole realtà, ma mi piacerebbe che la festa della mamma potesse non solo arricchire i fioristi, ma suscitare qualche reazione in chi ha il potere di legiferare a favore della protezione delle lavoratrici che oggi spesso rinunciano alla maternità, perché un figlio costa moltissimo, sopratttutto in termini di sacrifici e rinunce, materiali e sentimentali, che ancora sono richieste quasi solo a noi, care mamme.

silviamalaspina@libero.it

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