Il santo questuante
Di Daniela Catalano
Il protagonista di questa settimana è sant’Ignazio da Laconi, un frate cappuccino sardo che “ha vissuto straordinariamente le cose ordinarie”, canonizzato nel 1951 da Papa Pio XII e ricordato l’11 maggio. Vincenzo Peis Cadello – questo il suo nome all’anagrafe – nasce a Laconi, in provincia di Oristano, il 17 dicembre 1701, secondo di 9 figli in una famiglia umile e devota. Fin da adolescente pratica digiuni e mortificazioni e va ogni giorno a Messa. Non frequenta la scuola, non impara mai a scrivere e parla solo il dialetto sardo. A 18 anni si ammala gravemente e per guarire promette al Signore di entrare tra i cappuccini. Tornato in salute, però, non mantiene il voto. Due anni dopo, un giorno, mentre Vincenzo è a cavallo, l’animale comincia a correre sfrenatamente e si ferma improvvisamente ai bordi di un precipizio. Salvo per la seconda volta, ricorda la promessa fatta e il 3 novembre 1721 si presenta al convento dei cappuccini di Buoncammino a Cagliari. Grazie alla mediazione del marchese di Laconi, entra e indossa l’abito il 10 novembre 1721, prendendo il nome di fra’ Ignazio da Laconi. Dopo il noviziato, si trasferisce nel convento di Iglesias, dove ha la mansione di addetto alla dispensa e alla questua nelle campagne del Sulcis. Per 15 anni vive tra le comunità cappuccine di Domusnovas, Sanluri, Oristano e Quartu, per tornare poi a Buoncammino nel 1741. Inizia a fare il questuante a Cagliari e per 40 anni svolge il suo apostolato con tanto amore tra i poveri della città. Di aspetto fragile, porta sempre con sé un bastone a due punte ed è “gentile e carezzevole” con tutti. Durante il suo percorso fra’ Ignazio istruisce i bambini, visita i malati ed esorta i peccatori a pentirsi. È molto apprezzato per la sua attenzione ai bisognosi e per la sua bontà che è strumento di riconciliazione e di conversione per molte persone. Nel 1779 diventa cieco ed è dispensato dalla questua ma continua a partecipare alla vita comune dei frati, fino alla morte avvenuta l’11 maggio 1781, a 79 anni. Le spoglie riposano nel convento di Sant’Antonio a Cagliari. La scrittrice sarda Grazia Deledda, Nobel per la letteratura, lo ha definito “l’uomo più ricordato del ’700 sardo”.
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