Sant’Angelo d’Acri, Frate Cappuccino

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Il 30 ottobre la Chiesa fa memoria di Sant’Angelo d’Acri, sacerdote cappuccino che è stato canonizzato esattamente un anno fa, il 15 ottobre 2017, da Papa Francesco. Luca Antonio Falcone, suo vero nome, nacque ad Acri, in provincia di Cosenza, il 19 ottobre 1669.

I primi elementi della dottrina cristiana li imparò frequentando la parrocchia di San Nicola e la chiesa dei Frati Minori Cappuccini.

A 18 anni decise di farsi Frate Minore Cappuccino ma, oppresso da dubbi, incertezze e suggestioni, due volte lasciò il noviziato; la terza volta, emise i voti di professione il 12 novembre 1691. Ordinato sacerdote, il 10 aprile 1700, fu destinato dall’obbedienza alla predicazione.

Ordinato sacerdote, affrontò un importante ostacolo.

Nella sua prima predicazione, a San Giorgio Albanese (1702), dimenticò tutte le parole da dire dal pulpito davanti a tutto il popolo e questo avvenne per tre sere.

Comprese allora che il suo stile doveva diventare semplice, lontano dall’ampollosità dell’oratoria del tempo.

Dal 1702 al 1739, anno della sua morte, percorse tutta la Calabria e buona parte dell’Italia meridionale, predicando quaresimali, esercizi spirituali, missioni popolari.

Consapevole che il predicatore che non attende al ministero della riconciliazione è simile al seminatore che non provvede alla mietitura, trascorreva molte ore nel confessionale non stancandosi mai di ascoltare e di usare misericordia con i peccatori.

Era sua convinzione che la carità potesse risolvere i problemi più difficili e che la misericordia riconducesse nella grazia di Dio tutti i peccatori che si fossero inginocchiati al suo confessionale.

Egli ricoprì nell’Ordine molti incarichi di governo.

Fu più volte maestro dei novizi, guardiano nei conventi di Mormanno, Cetrano e Acri, definitore provinciale, ministro provinciale dal 1717 al 1720 e infine, nel 1735 provisitatore generale.

In tutti questi incarichi, accettati in obbedienza, fu solerte nel far rispettare le Costituzioni dell’Ordine.

Ai frati consegnò uno stile di vita santo, che poggiava su “cinque gemme”: l’austerità, la semplicità, l’esatta osservanza della serafica Regola cappuccina, l’innocenza di vita e la carità inesauribile.

La sua predicazione era incentrata sulla Passione del Signore Gesù; la sua più grande devozione, infatti, era verso il Crocifisso e verso Maria, madre di Gesù. L’immagine tipica di Sant’Angelo lo raffigura, infatti, mentre indica il Crocifisso. Lui è l’autore di un componimento, il “Gesù pijssimo” o “Orologio della Passione”: delle strofe ritmate che ricordano i vari episodi della Passione del Signore Gesù. Un altro particolare della sua vita racconta che egli era solito piantare un Calvario (costituito da tre croci), leggermente distante dal centro del paese, nei luoghi in cui aveva predicato.

Ad Acri lavorò instancabilmente e ottenne dalla famiglia dei principi Sanseverino Falcone l’edificazione di un monastero di Sorelle Povere di Santa Chiara, definite “cappuccinelle”. Fu inaugurato il 1° giugno 1726. La prima monaca fu proprio la figlia dei principi, che prese il nome di suor Mariangela del Crocifisso. Sant’Angelo fu ricercato consigliere di governanti, nobili, sacerdoti e vescovi del tempo.

Dopo 38 anni di apostolato, morì ad Acri il 30 ottobre 1739, dove un grande santuario custodisce il suo corpo.

Nel 1743 iniziò l’iter processuale che lo portò alla beatificazione, nel 1825, da parte di Leone XII.

Pochi anni fa venne riconosciuto un miracolo di guarigione, attribuito alla sua preghiera di intercessione, che lo ha portato alla canonizzazione.

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