Senza cancellare la dignità della persona

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Il Papa al G7. È la prima volta che un Pontefice partecipa al summit dei “grandi” della Terra. Francesco lo ha fatto parlando di Intelligenza Artificiale

DI MARCO REZZANI

Papa Francesco arriva al G7 di Borgo Egnazia, tra una distesa di ulivi, in Puglia, venerdì scorso, a bordo di una golfcar, accompagnato dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni. Con lei una stretta di mano e alcune battute: «Ancora vivi» – dice la premier. «Siamo in due» – risponde Francesco. E Meloni: «Sarà una giornata lunga ma bella». È un evento storico, la prima volta di un Pontefice a un summit dei “grandi della terra”. Li incontrerà personalmente, faccia a faccia, in una serie di bilaterali: da Zelensky a Macron, da Trudeau a Georgieva, da Biden a Lula, da Modi a Erdoğan e Ruto. Nel pomeriggio l’atteso intervento del successore di Pietro sul tema dell’Intelligenza Artificiale, strumento affascinante, ma allo stesso tempo «tremendo», capace di portare benefici o causare danni come tutti gli «utensili» creati dall’uomo sin dalle origini del mondo.

Il Papa parte dalla Parola, quella con la P maiuscola, chiarendo che «la Sacra Scrittura attesta che Dio ha donato agli uomini il suo Spirito affinché abbiano “saggezza, intelligenza e scienza in ogni genere di lavoro” (Es 35,31)», ricordando subito che «la scienza e la tecnologia sono dunque prodotti straordinari del potenziale creativo di noi esseri umani» e che «è proprio dall’utilizzo di questo potenziale creativo che Dio ci ha donato che viene alla luce l’intelligenza artificiale». Ricorda che l’AI «è uno strumento estremamente potente, impiegato in tantissime aree dell’agire umano: dalla medicina al mondo del lavoro, dalla cultura all’ambito della comunicazione, dall’educazione alla politica. Ed è ora lecito ipotizzare che il suo uso influenzerà sempre di più il nostro modo di vivere, le nostre relazioni sociali e nel futuro persino la maniera in cui concepiamo la nostra identità di esseri umani». Uno strumento che «da un lato entusiasma per le possibilità che offre, dall’altro genera timore per le conseguenze che lascia presagire». Il ragionamento di Bergoglio è chiaro: «L’intelligenza artificiale è innanzitutto uno strumento. E viene spontaneo affermare che i benefici o i danni che essa porterà dipenderanno dal suo impiego». Uno strumento «sui generis» – la definisce il Santo Padre – più complesso di un qualsiasi utensile che è sotto il controllo dell’essere umano che lo utilizza. Infatti, «l’intelligenza artificiale può adattarsi autonomamente al compito che le viene assegnato e, se progettata con questa modalità, operare scelte indipendenti dall’essere umano per raggiungere l’obiettivo prefissato».

A questo punto Francesco afferma che bisogna distinguere tra una macchina che attua «una scelta tecnica tra più possibilità e si basa o su criteri ben definiti o su inferenze statistiche» e «l’essere umano» che «non solo sceglie, ma in cuor suo è capace di decidere».

«Di fronte ai prodigi delle macchine – il monito del Papa – che sembrano saper scegliere in maniera indipendente, dobbiamo aver ben chiaro che all’essere umano deve sempre rimanere la decisione, anche con i toni drammatici e urgenti con cui a volte questa si presenta nella nostra vita. Condanneremmo l’umanità a un futuro senza speranza, se sottraessimo alle persone la capacità di decidere su loro stesse e sulla loro vita condannandole a dipendere dalle scelte delle macchine. Abbiamo bisogno di garantire e tutelare uno spazio di controllo significativo dell’essere umano sul processo di scelta dei programmi di intelligenza artificiale: ne va della stessa dignità umana».

«In un dramma come quello dei conflitti armati – lo sguardo del Pontefice all’oggi – è urgente ripensare lo sviluppo e l’utilizzo di dispositivi come le cosiddette “armi letali autonome” per bandirne l’uso, cominciando già da un impegno fattivo e concreto per introdurre un sempre maggiore e significativo controllo umano. Nessuna macchina dovrebbe mai scegliere se togliere la vita a un essere umano». Non è in gioco solo il progresso scientifico, ma siamo ormai di fronte ad «una vera e propria rivoluzione cognitivo-industriale, che contribuirà alla creazione di un nuovo sistema sociale caratterizzato da complesse trasformazioni epocali».

«L’intelligenza artificiale – spiega il Vescovo di Roma – potrebbe permettere una democratizzazione dell’accesso al sapere, il progresso esponenziale della ricerca scientifica, la possibilità di delegare alle macchine i lavori usuranti; ma, al tempo stesso, essa potrebbe portare con sé una più grande ingiustizia fra nazioni avanzate e nazioni in via di sviluppo, fra ceti sociali dominanti e ceti sociali oppressi, mettendo così in pericolo la possibilità di una “cultura dell’incontro” a vantaggio di una “cultura dello scarto”». È quindi urgente riaffermare la centralità della dignità della persona umana, in un contesto in cui «si registra come uno smarrimento o quantomeno un’eclissi del senso dell’umano e un’apparente insignificanza del concetto di dignità umana» e «sembra che si stia perdendo il valore e il profondo significato di una delle categorie fondamentali dell’Occidente: la categoria di persona umana».

Infine la riflessione sul ruolo della politica. Il Santo Padre non nasconde il rischio che «l’intelligenza artificiale limiti la visione del mondo a realtà esprimibili in numeri e racchiuse in categorie preconfezionate, estromettendo l’apporto di altre forme di verità e imponendo modelli antropologici, socio-economici e culturali uniformi». È la deriva del «paradigma tecnocratico». «Ed è proprio qui che è urgente l’azione politica – conclude Francesco come ricorda l’Enciclica Fratelli tutti. Certamente “per molti la politica oggi è una brutta parola, e non si può ignorare che dietro questo fatto ci sono spesso gli errori, la corruzione, l’inefficienza di alcuni politici. A ciò si aggiungono le strategie che mirano a indebolirla, a sostituirla con l’economia o a dominarla con qualche ideologia. E tuttavia, può funzionare il mondo senza politica? Può trovare una via efficace verso la fraternità universale e la pace sociale senza una buona politica?”.

La nostra risposta a queste ultime domande è: no! La politica serve! Voglio ribadire in questa occasione che “davanti a tante forme di politica meschine e tese all’interesse immediato (…) la grandezza politica si mostra quando, in momenti difficili, si opera sulla base di grandi principi e pensando al bene comune a lungo termine”».

(Foto: Vatican Media/SIR)

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