Giorni di preghiera e condivisione a Roma con le “Flammae Cordis”

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I giovani del cammino vocazionale di Tortona tra marzo e maggio hanno vissuto un’esperienza “romana”: a turno sono stati ospiti nella casa dell’Associazione privata di fedeli, vicina all’Oratorio Secolare di San Filippo Neri. Matteo, Federico, Giuseppe, Alessandro e Vincenzo raccontano il loro soggiorno nella capitale

Le testimonianze dei giovani del cammino vocazionale

“Ecco, com’è bello e com’è dolce che i fratelli vivano insieme… perché là il Signore manda la benedizione, la vita per sempre.” Così dice il salmo 133, uno dei salmi a me più cari, e posso dire che queste parole sono state per me il fondamento di alcuni giorni trascorsi a Roma, nella comunità delle Flammae Cordis. Ho potuto sperimentare quanto il Signore sia presente e vivo in queste sorelle, vere e proprie “fiamme che scaldano il cuore”. La giornata è stata scandita dalla preghiera comune delle Lodi, seguita dalla Messa nella Chiesa Nuova, sull’altare che custodisce il corpo di san Filippo Neri. Poi, mentre ogni sorella iniziava la sua attività lavorativa (chi a scuola, chi in ospedale…) ne ho approfittato per una visita ad alcuni luoghi di Roma tra cui le storiche piazze, le stupende basiliche di Trastevere, quelle papali partendo dalla tomba dell’apostolo Pietro) Nel pomeriggio ci si ritrovava per il momento più importante della giornata, l’ora di Adorazione Eucaristica nella cappellina della comunità, che precedeva i Vespri e la cena, il tempo più gioioso e anche più lungo trascorso insieme allegramente, in cui ci si raccontava, si scambiavano opinioni e idee. Dico con certezza che lo stare con queste sorelle, vedere il loro volto sempre sorridente, mi ha davvero scaldato il cuore per continuare sul mio cammino di discernimento con ardore, sapendo che la fraternità è qualcosa che ci deve impegnare ogni giorno, ed è la più necessaria (forse l’unica?) per essere benedetti dal Signore.

Matteo Albareda

I ricordi dei giorni che ho avuto la grazia di trascorrere a Roma, ospite della congregazione “Flammae cordis”, sarebbero molti e nonostante sia passato ormai un po’ di tempo, l’esperienza vissuta ha lasciato nel mio cuore una traccia bella, profonda e indelebile, che porto con me, come un dono grande che ho ricevuto, con la certezza che mi aiuterà a crescere sempre di più nell’amicizia con il Signore e nel desiderio di essere per sempre Suo. Se però dovessi aprire la valigia dei molteplici doni di questa esperienza romana, ve ne sarebbero tre che mi piacerebbe condividere. Anzitutto la gioia di poter essere ancora una volta pellegrino in una città che sappiamo bene non solo è bellissima, ma è anche il centro della fede, il luogo dei primi martiri, la città dei papi e per questo l’opportunità di ritornarvi è sempre motivo di profonda gratitudine al Signore. Ancor più in questa occasione: la prima a Roma da seminarista. Un secondo aspetto che desidero condividere è l’essermi sentito nuovamente confermato nella fede, soprattutto attraverso la partecipazione all’Udienza generale di Papa Francesco in piazza San Pietro. Ancora una volta ho avuto conferma della gioia e della bellezza di appartenere al Signore, di vivere con Lui nella Chiesa che è il Suo corpo, la Sua famiglia, il luogo nel quale sempre ci è dato di sperimentare la pienezza della vita nuova in Cristo Gesù, il tutto per noi e per la nostra vita, come scriveva sant’Ambrogio. Infine, questi quattro giorni mi hanno permesso di assaporare ancora una volta la bellezza della fraternità e del vivere in amicizia, grazie soprattutto all’accoglienza familiare riservatami dalle carissime suore Luisa, Emanuela e Laura, con le quali ho avuto l’occasione di condividere molto: nei momenti di preghiera insieme, di dialogo su questioni che stanno particolarmente a cuore, in quanto riguardano la fede di oggi e anche la vita della Chiesa e anche a motivo dell’opportunità che abbiamo avuto di trascorrere insieme qualche momento libero di distensione, visitando la città e condividendo i pasti. Al momento di rientrare a Tortona certamente ho avvertito nel cuore un po’ di dispiacere, ma soprattutto una grande e profonda gratitudine al Signore, che mi ha dato l’opportunità di trascorrere quattro giorni, nei quali sono stato benissimo e ho ricevuto veramente molto. Il rientro e la ripresa della vita quotidiana in Seminario sono stati accompagnati da un desiderio, che porto nel cuore tutt’ora, quello di fare partecipi del dono grande che ho ricevuto a Roma coloro con i quali sono chiamato a condividere il cammino della vita, testimoniando la bellezza del Signore Gesù, la gioia di essere segni e strumenti del Suo amore in questo nostro tempo.

Federico Colombo

Il mio soggiorno a Roma, ospite delle “Flammae Cordis”, è stato un evento tanto inedito quanto inaspettato: una vera e propria immersione nell’arte, nella storia, nei luoghi di fede della “città eterna” e soprattutto uno splendido incontro con una comunità di suore davvero speciali. Al mio arrivo ricordo con piacere l’accoglienza familiare, poi il dialogo aperto e schietto, la tenace e la generosità di queste donne nel lavoro vissuto come missione e testimonianza evangelica. Le giornate, iniziate e finite con la preghiera comune, offrivano spazi per la condivisione e lo scambio di esperienze e non mancava mai la vivacità della cena (aspetto, ovviamente, non secondario!). Mi sono chiesto: qual è il segreto di tutto ciò? Nessun segreto! O meglio, un segreto accessibile a tutti: appoggiarsi a Cristo nel cammino di ogni giorno, dare a Lui le nostre potenzialità e le nostre debolezze; scoprendo che anche nel nostro cuore c’è un “fuoco”, forse un po’ offuscato dal fumo e dalla cenere della stanchezza e degli anni, ma desideroso di emergere come Spirito che vuole rinnovare la nostra vita, le nostre relazioni, il nostro essere cristiani. E allora… buona riscoperta a tutti! E cari saluti da un turista un po’ precario, ma certo del suo pellegrinaggio quotidiano!

Giuseppe Giorgi

Quando il vescovo Guido ci ha proposto di passare qualche giorno a Roma, è stata davvero una sorpresa! L’esperienza personalmente è stata decisamente positiva, le Flammae Cordis che ci hanno ospitato sono state molto accoglienti e mi hanno fatto sentire come a casa, anzi forse meglio. Il loro carisma si basa sull’esempio di san Filippo Neri e sulla realtà dell’oratorio e per questo vivono una vita comunitaria tipicamente oratoriana, fatta di preghiera e di lavoro. Il modus vivendi delle Flammae Cordis si basa su quattro pilastri: preghiera, vita comune, lavoro e oratorio e ho condiviso, anche se per pochi giorni, la loro quotidianità. Sentivo la necessità di passare qualche giorno in preghiera a riflettere lontano dagli impegni quotidiani e questo soggiorno a Roma è stato provvidenziale poiché mi ha dato modo di vivere la città come non avevo mai fatto, senza orari, senza fretta, prendendomi tutto il tempo per stare in pace a pensare. L’esperienza è stata veramente positiva, l’amicizia con le Flammae Cordis si è intensificata e credo sia proprio una di quelle amicizie che fa bene al cuore, per cui sicuramente appena potrò tornerò volentieri trovarle. Per concludere, credo faccia veramente bene a ragazzi come noi, in un percorso di discernimento, avere dei momenti come questo di “svago” dove si riesce a fare un po’ di sintesi in serenità e, forse, a trovare una risposta che negli impegni di tutti giorni è più difficile cogliere.

Alessandro Morea

L’esperienza di Roma che ho vissuto a marzo è stata straordinaria: fuori dall’ordinario. Mi sono confrontato con una bellissima comunità di religiose che hanno sempre il sorriso stampato sul volto perchè hanno Cristo stampato sul cuore. Il mio stare li è stato sia un’occasione per ritornare a Roma e rivedere amicizie che non avevo avuto modo di rincontrare sia entrare nella vita delle Flammae Cordis per vivere un esperienza bella di comunità con l’incontro quotidiano con il Signore e nella gioia del vivere momenti in comune belli dove le nostre vite si incrociavano con le nostre esperienze. Un momento speciale che mi porto nel cuore è una lunga passeggiata pomeridiana con Madre Luisa, nella quale abbiamo parlato molto delle nostre vite, sperimentando una grande vicinanza. Lasciando Roma un po’ di tristezza c’è stata, subito smorzata dal desiderio di rivedersi nella città eterna.

Vincenzo Selvaggio

“Vogliatevi sempre bene”

“Vogliatevi sempre bene!”. Questa frase, che insieme è una richiesta e una preghiera, riecheggia nel mio cuore dacché ho memoria: sono le parole della mia mamma che a noi, sue figlie, non domandava chissà quale successo o risultato nella vita, ma solo che ci volessimo bene, sempre. In analogia con questo mio piccolo ricordo d’infanzia, rileggo le parole di Gesù ai Suoi: “Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi. Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici” (Gv 15, 12-13). È inutile ambire a chissà quali trionfi nell’apostolato e nell’apologia, nella dottrina e nella morale, sperare nella conversione dei lontani, ricondurre all’ovile le pecorelle smarrite, se eludiamo il comandamento dell’amore fra di noi, sorelle e fratelli nella fede, sorelle e fratelli nella consacrazione. Dio, dal Quale proviene ogni paternità e maternità, chiede a noi, suoi figli, di volerci sempre bene! Con la potenza della Grazia di Dio, ciò non è solo possibile, ma bellissimo: in questo modo, cerchiamo di vivere la nostra vita familiare di Flammae Cordis e questo abbiamo provato a raccontare con la piccola esperienza a Roma ai cari fratelli seminaristi della Diocesi di Tortona. È normale avere incomprensioni, tensioni, preferenze nella vita fraterna? Inevitabile! Non possiamo pensare, però, di essere nella Volontà di Dio se non rinunciamo alle divisioni, alle doppiezze, alle battute taglienti, alle comunelle, ricevendo dallo Spirito Santo il dono dell’unità, della lealtà, della sincerità reciproca. In primis fra di noi, che siamo sorelle e fratelli nella fede e figli del Padre, che Gesù ci insegna a non chiamare “Padre mio”, ma “Padre Nostro”! Questa è la Sua Gloria, questa è la nostra Gloria! Nel corso delle brevi convivenze con i seminaristi abbiamo pregato, condiviso i pasti, svolto insieme piccole faccende domestiche e parlato di ciò che ci sta più a cuore, ovvero Gesù. In particolare, abbiamo meditato insieme sul dono della castità perfetta: non è un dono che il consacrato, sforzandosi e stringendo i denti, presenta al Signore. È proprio il contrario: è un dono che il Signore elargisce a piene mani a coloro che desiderano rispondere alla chiamata della verginità per il Regno dei Cieli. La castità è un dono meraviglioso da ricevere, anticipo della pienezza della vita eterna: è un tesoro nascosto, che per l’opinione comune è una sorta di mutilazione o di costrizione innaturale. No! Vivere la purezza è un dono immenso della Grazia, che fa fiorire e fruttificare pienamente il nostro essere donne e uomini. Se non fosse così, se fosse davvero una privazione, il Verbo incarnato avrebbe vissuto la castità? L’avrebbe riservata, in modo unico e ineffabile, per la sua Santa Madre, la nostra Regina Maria?

Madre Luisa Liburno

Responsabile delle “Flammae Cordis”

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