Don Lisetto Bottino dalla Diocesi di Tortona a quella di Milano

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Dorotea Maristella Guzzetti ricostruisce la vita del sacerdote che operò a Montebruno, Stradella, Pregola, Fabbrica Curone, Laccio e infine Saronno

DI GIUSEPPE DECARLINI

Alcuni mesi or sono mi è stata consegnata una busta contenente tre copie del volumetto Don Lisetto Bottino. Fermezza e Fede scritto da Dorotea Maristella Guzzetti. Un dono inaspettato, frutto di un piccolo aiuto dato all’autrice in merito alla “stagione tortonese” di un sacerdote che ha svolto la sua attività pastorale più significativa nell’arcidiocesi milanese, dopo un promettente inizio in quella tortonese.

La lettura del libretto ha stimolato l’interesse per il sacerdote e del suo periodo tortonese ho iniziato a cercare in modo ben più approfondito nelle carte dell’archivio diocesano.

Nasce, dunque, Elisetto Bottino il 31 marzo 1908 a Sampierdarena da Giuseppe e Angiolina Solimei. La famiglia si trasferisce a Serravalle Scrivia e qui Lisetto matura la sua vocazione sacerdotale entrando nel seminario di Stazzano dove il 15 ottobre 1917 il rettore, can. Antonio Barco, benedice l’abito talare del neo chierico.

Della sua frequenza agli studi troviamo traccia nel Registro degli alunni del seminario di Stazzano nell’anno scolastico 1917-1918, così come negli anni successivi. Purtroppo nulla emerge dalle carte circa il suo rendimento scolastico così come i primi passi tonsura e ordini minori – nella cosiddetta “carriera ecclesiastica”.

Il 21 novembre 1930, frequentando il 4° corso di Teologia, chiede che al vescovo che gli venga conferito “il sacro ordine del diaconato”. Dal documento allegato si apprende che il 2 giugno dello stesso anno era stato ammesso al suddiaconato.

Il 5 maggio dell’anno successivo chiede di essere ordinato sacerdote “con la dispensa dall’età di mesi 9 e 2 giorni”, dispensa pontificia concessa l’8 giugno. L’ordinazione diaconale avviene il 31 marzo nella cappella del palazzo vescovile. Quella sacerdotale, come si legge sulle pagine de Il Popolo, il 29 giugno, festa dei santi Pietro e Paolo, nella cattedrale unitamente ad altri quattro diaconi: Armando Bussalino, Secondo Da Milano, Erminio Garberi (poi archivista vescovile, di cara memoria, n.d.r.) e Franco Perotti.

Celebra la sua prima Messa a Serravalle Scrivia il 5 luglio, con l’assistenza del can. Virginio Balbi “tra l’esultanza di tutto il popolo e l’intervento di tutte le autorità”. Al vangelo il primicerio della cattedrale Giuseppe Roveda “pronunciò un alato discorso d’occasione”.

Dopo una breve permanenza in qualità di curato nella parrocchia di Montebruno, nel novembre 1931 viene destinato quale vicario cooperatore in quella di Stradella.

Nei giorni 13 e 14 dicembre 1932 viene bandito un concorso per parrocchie vacanti tra le quali quella di Pregola al quale don Bottino non partecipa, ma alla quale viene destinato dopo un esame privato del 31 luglio 1933 da parte dei canonici Roveda, Ponchiroli e Milanese. Il decreto di nomina del nuovo rettore porta la stessa data.

Nel dicembre 1938 viene bandito un concorso (8, 10 e 11 gennaio 1939) per parrocchie vacanti tra le quali l’arcipretura di Fabbrica Curone. Don Bottino vi partecipa e con decreto del 26 gennaio viene destinato a reggere tale parrocchia prendendone possesso il 19 marzo successivo.

La sua attività pastorale è breve. Il 30 giugno 1943 rinuncia infatti alla titolarità della parrocchia essendo stato nominato cappellano militare “iscritto nel ruolo di riserva”.

Don Bottino viene destinato al 153° reggimento fanteria “Novara” di stanza a Trieste. Tale reggimento rientrava nel Comando di Difesa Territoriale – 23° Guardia alla frontiera – che aveva il compito di mantenere il controllo delle linee di comunicazione stradali e ferroviarie con l’Austria, Trieste, Gorizia e Pola.

Dall’Annuario ecclesiastico 1947 apprendiamo che don Bottino era “fuori diocesi”, senza precisare dove. Nell’Annuario 1953 non viene nemmeno ricordato.

Solo nel 1958 ricompare tra i documenti diocesani. Con decreto vescovile viene infatti destinato a reggere la parrocchia di Laccio (Vicariato di Torriglia).

Il concorso per tale parrocchia unitamente a quelle di Bavastrelli, Pentema, Pietrafraccia, Rondanina, Porto di Torriglia e Figino era stato bandito il 14 aprile. Prende possesso della parrocchia il 25 aprile e procede rapidamente a effettuare numerosi lavori per migliorare la chiesa, come scrive nel questionario redatto in preparazione della visita pastorale che avviene il 26 luglio 1959: riparazione del tetto, imbiancatura della sacrestia, rinnovamento interno dell’abside e coro, rifacimento impianto luce, pulizia e riparazione dell’organo, rinnovo degli arredi e di alcune suppellettili. In calce alla relazione il vescovo ausiliare Mons. Carlo Angeleri annota: “feci la visita pastorale a Laccio e devo dire – a onor della verità – che fu accuratamente preparata dal novello parroco, sac. don Bottino Lisetto, sicché la partecipazione dei fedeli alle sacre funzioni superò ogni aspettativa”.

Il dinamismo del Bottino non era però compatibile con la modestia della parrocchia di Laccio e nel giro di un biennio questi maturò il disegno di trasferirsi nell’arcidiocesi di Milano. Nel 1960 diventa, come scrive Dorotea Guzzetti, “residente accreditato nel seminario arcivescovile della Beata Vergine di Saronno”.

Il 10 novembre 1961 è nominato cappellano militare della sezione di Saronno dell’Associazione Nazionale Combattenti e il 25 ottobre 1962 la Curia milanese comunicava a quella tortonese che don Bottino era stato nominato titolare della parrocchia di San Giuseppe Confessore in Villaggio Matteotti in Saronno. Il decreto di nomina porta la data del 10 ottobre.

Qui, in qualità di primo parroco della neo parrocchia, svolse una lunga e proficua attività pastorale ben documentata nel volumetto.

Don Bottino passò “a miglior vita” nel primo pomeriggio del 28 gennaio 1996.

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