Un tappo a buon rendere

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Di Ennio Chiodi

Ancora ferve dalle nostre parti il dibattito su una delle questioni che più ha prodotto – di questi tempi– invettive contro l’Europa lontana e crudele, al grido “Più Italia, meno Europa”. Non si tratta delle direttive che regolano l’economia del nostro Paese, né di quelle, più o meno vincolanti, che incidono sulle produzioni agricole, sui consumi alimentari, su tradizioni e su comportamenti consolidati. No! La delicatissima questione su cui si discute animatamente riguarda i tappi di plastica dura che – in seguito a una direttiva europea approvata nel 2019 ed entrata finalmente in vigore – resteranno uniti alla “bottiglia madre” in modo che vengano smaltiti insieme, evitando la dispersione colpevole o accidentale nell’ambiente. Meme e video, postati sui social anche da politici che rivestono importanti responsabilità, mostrano nasi infilati nelle bottiglie e acqua che scivola sul volto e sugli abiti. Eppure non è difficile affrontare l’impresa: basta tirare leggermente l’anello di plastica che unisce tappo e bottiglia e girarlo verso il basso. Un secondo e il gioco è fatto. Chi difende l’iniziativa denuncia piuttosto il grave danno che questi oggetti, prodotti con polimeri pregiati praticamente indistruttibili, possono provocare. Il 19% per cento dei materiali monouso dispersi in natura è formato proprio da tappi e bottiglie di plastica. Si calcola che negli ultimi anni sui litorali europei siano stati recuperati 20 milioni di tappi, comunque una minima parte di quelli realmente dispersi. Ne sanno qualcosa gli Albatros delle Midway, sterminati dai tappi scambiati per cibo. Una strage che ha convinto la California e altri Stati americani a imporre da tempo norme molto simili a quelle decise adesso dall’Europa. Le aziende che producono bevande in contenitori di plastica o di cartone non sono particolarmente felici, ma si adatteranno o favoriranno nuovi, “antichi”, progetti come quello del riuso dei contenitori con il sistema, diffuso in diversi Paesi europei, del deposito cauzionale, da recuperare riportando alla fonte bottiglie e contenitori. Basterebbe collocare nei negozi e supermercati apposite macchine per la raccolta degli oggetti e la restituzione del denaro. Se ne occupa da qualche tempo “A buon rendere”, una meritoria campagna di informazione e promozione di buone e utili maniere. Nulla impedisce comunque di fare un piccolo sforzo: strappare il tappo e conservarlo per le raccolte benefiche attive da anni. Potrebbe essere una buona pratica anche in occasione di incontri sportivi e concerti dove è obbligatorio entrare con bottiglie già aperte per evitare lanci pericolosi verso il pubblico o verso il palco. Una idea per gli organizzatori: unire l’utile all’utile.

enniochiodi@gmail.com

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