In classe il viaggio continua

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Di Davide Bianchi

Cari lettori, in questo momento vi sto scrivendo da un piccolo monolocale che si trova al trentesimo piano di un moderno edificio situato in un sobborgo di George Town, una graziosa cittadina ubicata sull’isola di Penang, in Malesia. Mi sono preso circa cinque settimane di pausa per farmi un giro da queste parti e visitare Singapore e la penisola malese. So che questa è una rubrica dedicata all’universo scolastico, lungi da me andare fuori tema improvvisando un reportage sui posti esotici visitati nella mia esplorazione verso Oriente, quindi manterrò fede alla linea editoriale. Anche perché il viaggiare è sempre stata una pratica che ha favorito l’esercizio del mio lavoro. Vi porto due esempi. Da ragazzo, a circa 20 anni, ho viaggiato molto nell’Est Europa: Romania, Bulgaria, Ucraina, Moldova, Serbia, Bosnia, Kosovo, e soprattutto Albania. Erano viaggi che duravano anche quasi due mesi e nei quali ho avuto la possibilità di immergermi nella rispettiva cultura e in parte nella lingua del Paese che andavo a visitare. In futuro, una volta divenuto insegnante, queste esperienze mi sono tornate utili, soprattutto con gli alunni provenienti proprio da quei Paesi e da quei contesti culturali. Ancor di più con le loro famiglie, quando nelle sporadiche occasioni di incontro spesso mi ritrovo a menzionare qualche aneddoto riguardante un qualcosa visto o vissuto anni fa dalle loro parti. Il fatto di aver fatto un’esperienza nel loro Paese, anche breve, mi fa entrare più facilmente in connessione. Un altro esempio riguarda la possibilità di veicolare nell’ambiente didattico-cognitivo con i tuoi alunni un’esperienza vissuta da quelle parti. Sono anni che in Scienze faccio un paio di lezioni sul famigerato drago di Komodo, un feroce varano gigante che vive esclusivamente sull’omonima isola dell’arcipelago indonesiano. Mi recai anni fa a visitare il parco nazionale dove vivono questi affascinanti e feroci predatori, fui ospitato presso la stazione dei ranger dell’isola. Fu un’esperienza unica e riuscii a vedere, fotografare e filmare decine di esemplari. I bambini sono affascinati da quell’incredibile lucertolone, soprattutto dai suoi modi di cacciare e procurarsi il cibo, dal fatto che il suo morso sia letale, anche per noi umani, in quanto si ritiene che la sua saliva sia estremamente infetta per i numerosi agenti patogeni, oltre che per le due ghiandole velenifere situate nella mascella inferiore. E così il viaggio continua, anche una volta ritornati a casa.

biadav@libero.it

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