Turismo XXL

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Di Ennio Chiodi

Il termine è inglese e descrive un fenomeno che viviamo – di questi tempi – in Italia: “Overtourism” può significare eccesso di turismo, ma anche oltre il turismo. Potrebbe infatti essere giunto il momento di ripensare, per molti aspetti, una fondamentale fonte di ricchezza del nostro Bel Paese, che va comunque salvaguardata e ulteriormente valorizzata. La frenesia del dopo Covid e la diffusione dei viaggi globalizzati “fai da te” stanno producendo una sorta di paradossale ostilità al turismo di massa. Barcellona, Baleari e Canarie hanno già visto proteste e manifestazioni al grido “turisti go home”, ma la tensione cresce anche in Francia e in Italia – non a caso i Paesi più visitati in Europa – alle prese con vere e proprie invasioni, concentrate negli stessi periodi e negli stessi luoghi: città d’arte, borghi antichi, iconici scorci naturali. L’allarme cresce tra i professionisti dell’ospitalità, che vedono complicarsi sempre più il loro lavoro e temono spiacevoli forme di rigetto. Un turismo alimentato dai voli low cost e dagli affitti brevi – dai “famigerati” Airbnb – che si diffondono nelle città e nei luoghi più famosi, spesso senza regole e garanzie e comunque a scapito delle strutture tradizionali di ospitalità, come alberghi e residence regolari. Le conseguenze non sono banali: aumentano i costi degli affitti, ormai insostenibili per molte famiglie, e crescono i disagi per gli abitanti “di tutti i giorni”, costretti a vivere luoghi intasati e sempre più sporchi e malmessi. Gli itinerari sono prefissati, i tempi molto ridotti, i luoghi da visitare già conosciuti virtualmente: gli angoli più suggestivi e i paesaggi più incantevoli, montagne, spiagge, città, monumenti, vivono in un selfie, in uno scatto, che andrà ad aggiungersi ai milioni di immagini simili diffuse sui social. Il turista “mordi e fuggi” non approfondisce la conoscenza dei luoghi e costringe chi lo accoglie a uniformare offerte e prodotti. Diversi ristoratori di buon livello progettano ormai di trasferirsi fuori dai centri più frequentati, esasperati dalle inesorabili richieste di pizza, hamburger, sushi e cappuccini. Lo scenario che qualcuno comincia a intravvedere nelle nostre città più belle è da incubo: una distesa di “McDonald’s”, “Starbucks”, “All you can eat”; colonne di persone stipate nelle strade del centro; bidoni di spazzatura che la raccolta differenziata non riesce a gestire. Pedaggi e ingressi contingentati non sembrano finora essere soluzioni efficaci e condivise. Non sappiamo se si tratti di un fenomeno passeggero o destinato a durare nel tempo. Intanto, per quanto ci riguarda, godiamoci qualche giorno di meritata vacanza.

enniochiodi@gmail.com

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