Fare sport per pensare bene
Di Davide Bianchi
Siamo in tema di Olimpiadi. Nel corso dei primi colloqui con i genitori domando spesso se i loro figli pratichino o meno uno sport, suggerendo loro, in caso di risposta negativa, in maniera sempre rispettosa, indiretta e non certo invasiva, di incominciare quantomeno a parlarne in famiglia e con il pediatra. Reputo l’attività fisica un quid imprescindibile nella crescita e nello sviluppo dell’infanzia, un fattore determinate in grado di veicolare una molteplicità di benefici per la salute psichica, fisica e anche cognitivo-apprenditiva. È come se i bambini che praticano con regolarità una disciplina sportiva, non importa quale, abbiano una marcia in più, una risorsa che li rende non solo fisicamente, ma anche mentalmente più reattivi, dinamici, intuitivi e rapidi nella capacità di esecuzione, anche di compiti di natura teorica, non esclusivamente pratica. L’attività fisica struttura, configura il corpo e la mente; regola, educa, disciplina il soggetto, facendo introiettare nella testa di chi la pratica, e quindi nel suo modus operandi ed essendi, un principio essenziale per l’esistenza stessa sia del singolo sia della società nella quale vive. Il principio cardine a cui mi riferisco consiste nella convivenza inscindibile tra gioco e norma, tra un’attività e il quadro logico che la regolamenta attraverso un sistema di criteri che rendono tale azione sensata, significativa; un qualcosa per l’appunto di logico e razionale. Questa indissolubile simbiosi tra gioco e regola, fa sì che l’una sia condizione dell’esistenza dell’altra: un gioco senza regole, non è un gioco, bensì un’attività insensata effettuata da un singolo che non è in grado di condividerla con gli altri, di spiegarla e giustificarne razionalmente il valore. È un mero gesto senza logos, uno spasmo, una contrazione anomala del corpo e dell’anima. Viceversa, la norma, la regola, non avrebbe senso di esistere se non si applicasse a una situazione concreta, se non si incarnasse in una serie di azioni, gesti, comportamenti che la rendono fruibile agli altri, e ripetibile sotto forma di pratica sensata. Questa coesistenza tra gioco e regola articola ogni aspetto della nostra vita; vige nello sport, nei giochi che i bambini di ogni età intraprendono, prima da soli, poi in gruppo; nei nostri rapporti lavorativi, affettivi, sentimentali con gli altri. Persino nelle attività del nostro quotidiano come il cucinare, l’ordinare casa, il parlare, lo scrivere; e, concluderei io, il pensare, il pensare bene.
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