Fisco: scadenze a prova di furbi

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Di Cesare Raviolo

Il mese di settembre, oltre alla ripresa delle scuole e delle attività lavorative, richiama al dovere fiscale numerose categorie di contribuenti. L’ultimo giorno del mese (lunedì 30) è, infatti, anche il termine ultimo per la presentazione del 730 precompilato relativo ai redditi 2023. La scadenza riguarda la presentazione al sostituto d’imposta, all’Agenzia delle Entrate, al Caf o al professionista. Altri obblighi sono relativi alla comunicazione dei dati delle liquidazioni periodiche Iva, dei regimi opzionali di tassazione e la trasparenza fiscale. Scade il 30 settembre anche la presentazione della dichiarazione Imu entro i 90 giorni dalla data (30 giugno) di scadenza, e il versamento delle rate dei ravvedimenti speciali. Entro il 31 ottobre, si deve presentare il modello Redditi Persone fisiche 2024, relativo all’anno d’imposta 2023. La dichiarazione va trasmessa in forma digitale, per via telematica o tramite i servizi online disponibili sul sito dell’Agenzia, direttamente o tramite un intermediario abilitato. È fissata al 31 ottobre anche l’adesione, per il primo anno di applicazione, al concordato preventivo biennale. Dunque, riecco il fisco (latino fiscus = cesta) e l’immancabile mugugno dei contribuenti italiani. D’altra parte, l’attuale struttura del sistema fiscale, del quale scadenze e termini costituiscono i presupposti necessari, ha una duplice giustificazione. In primo luogo, la crescente complessità del sistema socio economico costringe il legislatore a prevedere una pluralità di imposte e tasse la cui struttura deve essere molto articolata per cogliere il più possibile l’intera varietà dei fenomeni economici. La seconda motivazione risiede nel fatto che le risorse che lo Stato ottiene con lo strumento fiscale sono indispensabili per fornire alla collettività, gratuitamente o a prezzi contenuti, servizi come la scuola, la sanità, l’assistenza sociale, la giustizia, l’ordine pubblico e la difesa, cioè i servizi di cui tutti, in misura e con modalità diverse, abbiamo usufruito, usufruiamo e potremmo aver bisogno in futuro. Per questo, pagare le tasse è un obbligo ed evaderle è un reato (penale!). E non vale a esimerci da tale dovere civico la scusa che molti soldi pubblici sono sprecati. Dunque, “fare il furbo” con il fisco non è accettabile e non è onesto, neppure verso se stessi, perché si finisce per godere di servizi per i quali non si è contribuito o si è contribuito in misura inferiore alle proprie possibilità. Si chiama “solidarietà” e, come suggerisce l’etimologia, serve a mantenere una comunità “solida”.

raviolocesare@gmail.com

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