Ci risiamo: cambia l’ora

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Di Arianna Ferrari e Andrea Rovati

LEI

L’autunno lo associo al rosso delle foglie, alla luce tenue del sole e alla leggera foschia del mattino. Non so dire se in generale sia una delle mie stagioni preferite, so solo che quest’anno proprio no. Ha piovuto così tanto che il perdurare del verde mi disorienta, in più è comparso all’improvviso il freddo e ciò ha determinato il prematuro e luttuoso trasloco dall’Oltrepò al Lodigiano (appena arrivati torna il sole e il tepore: che rabbia!). Dovrebbero saperlo anche le stagioni che a novembre il mio cuore può reggere il trasferimento, a inizio ottobre invece è un dispetto. Perciò quest’anno lo vivo con una certa amarezza. Tuttavia c’è una cosa che odio sempre e comunque: il cambio dell’ora. È vero che non ho mai capito il concetto di ora legale e ora solare e ogni volta mi chiedo se devo mandare l’orologio avanti o indietro. Ma cosa significa ora “legale”? Perché l’altra cos’è? È rea di qualche delitto?! Qualcuno cerca di spiegarmi di un ipotetico risparmio energetico con tante parole ma resto scettica. Cosa dovrei risparmiare? Ormai tutti ci alziamo presto per andare al lavoro e accendiamo la luce e se voi non lo fate siete bravi davvero; io non avendo la vista di un rapace notturno l’accendo lo stesso. Credo inoltre che da quando esista l’energia elettrica le giornate siano eterne per cui non c’è fine nemmeno al calar del sole e dunque ne consegue un uso elettrico intenso. In tutto ciò non vedo logica, senso e risparmio. Insomma, una complicazione inutile, solo più buia.

arifer.77@libero.it

LUI

Quando cambia l’ora? Da tempo immemore le stagioni dettano le tradizioni. Nel mondo contadino certi momenti dell’anno erano associati a specifici eventi come la raccolta del grano o la vendemmia, di cui erano causa (quello era il tempo e non un altro e tutto vi ruotava intorno) e pure conseguenza (gli usi e le abitudini che ne sono derivate). L’uomo moderno si è quasi scordato di queste anticaglie (forse non della vendemmia in Oltrepò) e, nel suo sfavillante progresso, se ne è costruito altre, come la scadenza della dichiarazione dei redditi, il pagamento della Tari (furbo, no?) e il cambio dell’ora. Ormai da parecchio anche quest’ultima fa parte delle nuove tradizioni, con i pro (fa risparmiare) e i contro (più buio la sera vuol dire più incidenti), i dubbi amletici (qual è l’ora legale e qual è l’ora solare? Si dorme un’ora in più o in meno?) e le certezze (per alcuni giorni faremo fatica ad adattarci e ce ne lamenteremo). La notte del cambio, poi, ha una narrazione tutta sua, e lo sa bene chi lavora: quando la lancetta va avanti, l’ora dalle 2 alle 3 semplicemente non esiste (quasi una micro-riforma gregoriana del calendario), quando invece va indietro ci si trova in uno strano loop temporale nel quale un’ora è raddoppiata (le 2.20 vengono due volte e così via), cosa che a pensarci dà una leggera vertigine (ma legalmente è un problema). Però consoliamoci: dopo un po’ ci saremo abituati e potremo prepararci per la prossima neo-tradizione: il Black Friday. Furbi, no?

andrea.rovati.broni@gmail.com

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