Messa per le vittime dell’incidente ferroviario di Voghera
Nel Duomo la preghiera presieduta dal vescovo in memoria delle 64 persone morte nel 1962
VOGHERA – Sabato 26 ottobre il museo ferroviario “Enrico Pessina” di Voghera ha organizzato, con il patrocinio del Comune di Voghera, la giornata di commemorazione per ricordare le vittime del disastro ferroviario avvenuto alla stazione di Voghera il 31 maggio 1962, nel quale persero la vita 64 persone e 39 rimasero ferite gravemente. Alle ore 2.35 del 31 maggio 1962, il treno merci numero 8151, proveniente da Milano, entrando nella stazione di Voghera, investì in coda il treno viaggiatori 1391, che, in sosta sul terzo binario, stava per partire verso Genova. Il locomotore del treno 8151 si incuneò nell’ultima carrozza del treno, provocando una strage. Nel pomeriggio si è svolta la cerimonia della deposizione dei fiori alla lapide in memoria delle vittime collocata presso la Stazione Ferroviaria, seguita dalla celebrazione della Santa Messa di suffragio in Duomo. A presiederla è stato il vescovo Mons. Guido Marini, insieme al parroco mons. Marco Daniele, alla presenza del diacono Antonello Giacobone. Hanno preso parte al momento commemorativo, insieme alla sindaca Paola Garlaschelli, la presidentessa del Museo Ferroviario, Claudia Boccalini e numerose autorità civili e militari. L’evento come ha sottolineato la sindaca è stato «un momento per rendere omaggio alle vittime e mantenere viva la memoria di questo tragico evento». Nell’omelia Mons. Marini, citando il passo del Vangelo della XXX Domenica del Tempo ordinario, che parlava di Bartimeo a cui viene donata la vista, ha sottolineato come guardando il cieco è possibile ritrovarsi allo specchio e riconoscersi mendicanti come lui, “mendicanti della vita e della pienezza vera del cuore”. «Anche il cuore di Gesù è un cuore mendicante, – ha aggiunto Mons. Marini– perché desidera donare al cuore umano ciò di cui ha bisogno per vivere. Questa pagina del Vangelo è la storia di un incontro: un uomo mendicante e Gesù mendicante che si china sull’uomo che chiede pienezza di vita per potergliela regalare». Partecipare all’Eucaristia significa, dunque, rinnovare ogni volta l’incontro «tra il nostro grido mendicante e il cuore mendicante di Cristo, per rinnovare l’esperienza di quell’atto di fede a motivo del quale in noi è la vita vera». Infine, il vescovo ha sottolineato un altro comportamenti di Bartimeo: diventato vedente, comincia a seguire Gesù, non più solo e disperato ai bordi della strada perché ha ritrovato l’esistenza. «Noi oggi siamo qui per seguire Gesù lungo la strada, per riprendere la nostra strada nella consapevolezza che se siamo con Lui ci è dato tutto e molto di più di quanto possiamo immaginare e sperare». Al termine, Mons. Marini ha salutato la sindaca e tutti i presenti e ha ringraziato quanti sono intervenuti per unirsi alla preghiera delle vittime del disastro ferroviario. Ha anche salutato personalmente e con affetto alcuni famigliari delle vittime presenti in duomo.
Daniela Catalano