Colonizzati da Halloween
Di Silvia Malaspina
Caro il mio Halloween, anche quest’anno sei arrivato a colonizzare le nostre giornate autunnali: nelle vetrine dei negozi fanno bella mostra di sé le riproduzioni di zucche, ragnatele, vampiri, teschi, pipistrelli; per i ragazzi è scattata la gara a chi possa sfoggiare il travestimento più mostruoso, i locali propongono le “veglie di Halloween”, nelle nostre case risuonano le scampanellate dei bambini che chiedono, eccitati: «Dolcetto o scherzetto?». Come ho già ribadito più volte, sono allergica alle ricorrenze fisse, figuriamoci quando queste sono di recente istituzione e provengono dall’estero! Senza offesa, caro Halloween, io non riesco proprio ad abituarmi e soprattutto non mi capacito del perché noi italiani riusciamo a mutuare dal mondo anglosassone solo gli aspetti esteriori e consumistici. Mi indigno molto quando sento parlare del “ponte di Halloween”: è il ponte dei Santi o dei Morti! Mi consolo se penso, caro Halloween, che in origine, nella società celtica, tu eri All Hallows’ Eve, la notte di tutti gli spiriti sacri, un evento che celebrava il passaggio da una fase dell’anno all’altra e che i Celti festeggiavano come Capodanno. Nella tua sostanza primitiva non eri distante dalla nostra tradizione: i druidi la notte del 31 ottobre portavano nelle case i tizzoni del fuoco sacro all’interno di rape o cipolle scavate come segno di riconoscimento per i defunti che, in quell’occasione, tornavano dal proprio regno a visitare i vivi. Pensa, caro Halloween, che mio padre mi raccontava che, quando era bambino e viveva in campagna, le famiglie, nella notte tra il 1° e il 2 novembre, si alzavano intorno alle 3 del mattino, le donne di casa mettevano nei letti le lenzuola del corredo nuziale e tutti si recavano in chiesa a recitare l’Ufficio dei morti, poiché la tradizione voleva che i defunti tornassero per qualche ora a dormire nei propri letti. Analoga credenza anima il Dìa de las muertos sudamericano, perciò mi chiedo: perché ci siamo persi per strada l’essenza di questa ricorrenza che, cristiana o pagana, è comunque imperniata sul culto e sul ricordo dei defunti? Quindi, caro il mio Halloween, ho deciso che voglio sforzarmi di considerarti come eri agli albori e di essere collaborativa. Un po’ obtorto collo ho acquistato gelees alla frutta e barrette al cioccolato per i bambini mascherati che suoneranno alla mia porta: lo scorso anno furono loro a spaventarsi e a scappare, poiché il cane minacciava di mangiarseli e io non avevo null’altro da offrire se non caramelle al rabarbaro!
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