Come l’asino di Buridano

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Di Arianna Ferrari e Andrea Rovati

LEI

Non ho la pretesa che questa sia una delle vostre rubriche preferite però se vi è capitato di leggerla sapete che io e la tecnologia siamo agli antipodi, come Artide e Antartide. Ma sono donna per cui ogni tanto mi faccio i fatti altrui e non c’è niente di meglio di un social network per adempiere al fine. Premesso ciò, sono iscritta a dei gruppi che talvolta mi fanno riflettere. Negli ultimi tempi ho letto un post su “L’asino di Buridano”. Lascio a mio marito il discorso alto e filosofico… io come sapete sono un po’ più pratica (che i maschi non si offendano ma associo il multitasking al mondo femminile). Penso a noi e arrivo alla conclusione che sia io sia Andrea in certe occasioni rischiamo di cadere nel loop dell’asino di Buridano. Non siamo tanto somari (mah… lo dico sperando sia vero). Tuttavia accade che con il santo desiderio di fare il meglio (qualcuno disse che il meglio è nemico del bene) rischiamo di paralizzarci davanti a due opzioni egualmente buone. Questo non va bene. Non ci si può mettere cent’anni a scegliere il ristorante, la pizza, il vino, l’hotel o la vacanza. C’è un punto nel quale bisogna andare da una parte o dall’altra. Forse non sarà l’opzione perfetta ma almeno si evita la paralisi, l’astensione o peggio la morte; in senso metaforico ovviamente, ma non prendere una via significa sopravvivere anziché vivere. Abbiamo molto da imparare dai somari, soprattutto apprendere che tutto sarà un’esperienza, anche se non eccelsa. Il rischio è di non farne nessuna.

arifer.77@libero.it

LUI

Troppo fiduciosa nella mia presunta cultura, Arianna crede che io possa scrivere qualcosa di intelligente (o che almeno gli assomigli) a proposito dell’asino di Buridano, convinta che nella mia giovinezza scolastica abbia investito il mio patrimonio neuronale nell’assimilazione di dotti concetti (e non piuttosto a imparare i testi dei Duran Duran o le formazioni della Juve nella storia) e che quei neuroni siano tuttora vitali (e non deceduti o quanto meno storditi dai successivi decenni non proprio riposati). Benché assai poco Buridano (che era un filosofo) e molto più asino, glielo lascio credere anche perché la suddetta affinità somaresca mi facilita il compito. Povero asino, affamato e assetato, ha fieno e acqua sia alla sua destra sia alla sua sinistra ma, non avendo elementi per decidere se girarsi da una parte o dall’altra, finisce per morire di fame e di sete. C’è poco da ridere, meglio invece riflettere e confidare nella saggezza antica e senza tempo dei sapienti (l’aurea mediocritas di Orazio, ossia la via di mezzo che in quanto tale è d’oro) e dei semplici coi loro proverbi (chi troppo vuole nulla stringe). Facile a dirsi, un po’ meno a farsi: dopo tutta questa bella predica io continuo a razzolare allo stesso modo e, prima di andare al ristorante, devo studiare la carta dei vini (e se il sito internet non la riporta vado in ansia) con cantine, annate etc. per giorni e giorni per trovare quell’unica bottiglia giusta. (P.S. L’avevo scritto subito che ero un asino, no?)

andrea.rovati.broni@gmail.com

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