Addio ai negozi di prossimità

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Di Cesare Raviolo

In Italia, come in molti altri Paesi sviluppati, il commercio cambia volto. Si tratta di una tendenza in atto ormai da anni, ma che recentemente ha subito un’accelerazione. Secondo un’indagine di Confesercenti, nei primi tre mesi del 2024 hanno chiuso 9.828 imprese del commercio al dettaglio, circa 1.000 in più dello stesso periodo 2023. Preoccupante è anche la riduzione di nuove aperture: nel primo trimestre di quest’anno, sono state solo 7.415 quando, ancora 10 anni fa, erano più del doppio. Questo andamento è influenzato negativamente dal crescente sviluppo della GDO-Grande Distribuzione Organizzata e dall’online. Secondo stime Confesercenti, nel 2024, gli acquisti online aumenteranno del 13%, dando luogo, a livello nazionale, a più di 734 milioni di spedizioni ai clienti, di cui oltre un terzo nelle tre regioni più caratterizzate da questo fenomeno: Lombardia (oltre 124 milioni di consegne), Lazio (71) e Campania (69,6). La desertificazione delle attività commerciali al dettaglio interessa l’intero territorio nazionale, anche se i saldi peggiori sono nelle regioni con tessuto commerciale più sviluppato. In termini assoluti, la perdita più rilevante di imprese è avvenuta in Campania, con -1.225 attività nel trimestre, seguita da Lombardia (-1.154) e Lazio (1.063), mentre in Piemonte il saldo è stato negativo per 823 unità (521 aperture e 1344 chiusure). Il venir meno dei negozi di prossimità produce effetti a livello sia economico sia sociale. Tra i primi c’è la perdita di gettito fiscale, valutata in 5,2 miliardi di euro nell’arco di dieci anni a seguito della chiusura di 92 mila imprese che non hanno più versato Irpef, Tari e altri tributi. A livello sociale la desertificazione priva interi territori e fasce importanti della popolazione del servizio di approvvigionamento di beni essenziali per il soddisfacimento di bisogni primari, come alimentazione, abbigliamento, ecc., penalizzando gli abitanti di queste zone, in prevalenza anziani e, spesso, in difficoltà a muoversi per raggiungere i punti vendita GDO e ad utilizzare le tecnologie informatiche per effettuare gli acquisti online. Anche nelle nostre città il fenomeno è presente ed evidente, tanto che, nel tentativo di arginarlo, le Amministrazioni locali, sostenute finanziariamente da quelle regionali, e le associazioni di categoria stanno promuovendo i DUC–Distretti Urbani del Commercio, perché senza negozi “di prossimità” aumenta il degrado urbano, peggiora la qualità della vita, si riducono gli spazi di socialità e inclusione. Sarà che, da 2000 anni, “prossimo” non è più solo un aggettivo?

raviolocesare@gmail.com

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