Y. è una leader positiva
DI DAVIDE BIANCHI
Oggi vi parlerò di Y. Una ragazzina di origine domenicana, dai furbi occhi neri e dai capelli nerissimi spesso raccolti in fitte trecce legate attraverso elastici colorati. Y. è un po’ più grande rispetto ai suoi compagni di classe in quanto quando è stata registrata e iscritta nel nostro Istituto, non risultava ancora in possesso di un sufficiente grado di alfabetizzazione in lingua italiana e quindi è stato ritenuto opportuno inserirla in una classe precedente rispetto alla sua effettiva età anagrafica. Y. è piuttosto alta, ama chiacchierare, ballare e fare colorati disegni che poi adora apporre ai vetri delle finestre della classe come se fossero vere e proprie vetrofanie. A distanza di più di un anno, ora Y. conosce piuttosto bene la lingua italiana. Essendo fondamentalmente quasi bilingue, le risulta abbastanza semplificato l’accesso alla comprensione e all’apprendimento sia dei singoli vocaboli sia di strutture preposizionali (chunk) che successivamente riesce a riutilizzare contestualmente e foneticamente in maniera appropriata. Y. va generalmente d’accordo con tutti e spesso ricopre il ruolo di un leader positivo per il gruppo, e ciò le è naturalmente riconosciuto non solo alla luce della sua maggiore età anagrafica, ma soprattutto sulla base del suo carisma e della sua forte personalità. Un’altra cosa che le piace molto, a conferma del suo carattere aperto e socievole, è accompagnarmi alle macchinette del caffè all’intervallo o durante la pausa dopo il pranzo. Non sempre tuttavia sono in grado di assecondare questa sua richiesta, in primo luogo perché è l’unico momento in cui posso stare tranquillo per qualche minuto fuori dall’aula, in secondo luogo perché sono ormai mesi che ho smesso di assumere caffeina regolarmente. Y. è molto intelligente e sveglia, soprattutto nel calcolo e nel discernimento delle forme geometriche. Ultimamente l’ho vista relazionarsi con le due alunne dallo Sri Lanka, una delle quali non ricorre ancora alla lingua italiana. Osservandola interagire con loro, ho notato che Y. riesce a esprimersi e comunicare in inglese con una certa disinvoltura in contesti pratico-operativi che hanno naturalmente a che fare con il loro vissuto concreto e con attività e pratiche sistematicamente reiterate come il disegnare, lo scrivere, il colorare, il completare una scheda o un esercizio o il mero ritagliare o ricopiare un testo o un’illustrazione dalla lavagna multimediale. Ancora una volta l’esperienza reale e irriflessa si dimostra essere terreno fertile di apprendimento di contenuti e pratiche.
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