La dedicazione dell’altare in cripta

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La solenne liturgia presieduta dal vescovo nel santuario della Guardia di Tortona nella nuova sede della parrocchia di S. Bernardino

TORTONA – “Una grande gioia pervade il nostro animo”. Queste parole d’introito sono la miglior sintesi della cerimonia della dedicazione dell’altare della cripta del santuario orionino in Tortona celebrata mercoledì 20 novembre, giorno nel quale la Congregazione ricorda la patrona Maria, Madre della Divina Provvidenza.

Alla presenza di numerosi sacerdoti orionini e diocesani, del questore, del prefetto, di molte autorità civili e militari della Provincia e della città, di tanti fedeli, amici, benefattori e parrocchiani tra i quali un bel numero di bambini e ragazzi, il vescovo mons. Guido Marini ha presieduto il solenne rito che, come sottolineato dal caro cantore e animatore liturgico Angelo D’Acunto è “rito nella storia, in un luogo santo voluto e costruito dal fondatore san Luigi Orione”. Il rettore e parroco don Renzo Vanoi, rivestito dei paramenti rossi ha avanzato solennemente in una cripta “in penombra” come vuole la liturgia, con in mano le reliquie dei santi Marziano, Bernardino e Orione collocati insieme al verbale e al rogito all’interno dell’altare.

È iniziata così la solenne liturgia ricca di segni che hanno rimarcato l’importanza e il significato della dedicazione di un tempio al Signore. Il vescovo nell’omelia ha evidenziato tutti i segni “presenza in ognuno di Dio stesso” e ha ricordato che il tempio di Dio deve “suscitare in noi un orecchio proteso all’ascolto e uno sguardo che si orienta con meraviglia a contemplare”.

Il primo segno compiuto è stato la consegna della chiave, a simboleggiare “Gesù chiave della vita che ci introduce nella volontà del Signore”, successivamente il segno della Porta che “ci consente di accedere nella sua Casa”, l’acqua con la quale i presenti sono stati aspersi richiamando lo stesso Cristo “vita nuova e di misericordia che feconda la nostra esistenza di bontà e di bellezza nell’amore”, il Libro della Parola “segno del Signore che orienta il cammino della nostra esistenza”, l’altare nel quale “Egli stesso è stato immolato e si fa per noi nutrimento”, l’olio del Sacro Crisma “segno di Colui che è Messia e Salvatore che vuole intrecciare con tutti noi un amore intimo” e l’incenso a ricordare che “il Signore intercede attraverso la preghiera al Padre in ogni giorno della storia”. Il simbolo della luce è stato il culmine e il compimento di tutti i riti perché ha illuminato il tempio che, come ha detto Mons. Marini “è lo stesso Gesù Cristo e tutti noi perché la bellezza della nostra vita è l’essere suo tempio in questo mondo”.

Prima della benedizione finale sono stati rivolti due saluti, il primo da parte del superiore generale padre Tarcisio Vieira che ha sottolineato come questa celebrazione sia stata “solenne e nello stesso tempo elevazione grande a Dio” e da parte del rettore e parroco don Renzo Vanoi che ha ringraziato di cuore i presenti evidenziando come la cripta, sede della parrocchia di San Bernardino, nella sua ristrutturazione abbia acquisito una sua vera e propria identità nello stile artistico e nel suo contenuto ricordando che “le pietre vive” sono tutti coloro che lo frequenteranno “come comunità viva e unità”.

Il vescovo ha poi scoperto e benedetto la lapide commemorativa su cui è inciso in “perpetua memoria” questo grande e unico momento che ricorda “Gesù presente e vivo: bellezza autentica della nostra vita”.

Fabio Mogni

(Foto: Luigi Bloise)

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