A cosa stai pensando?

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Di Carlo Zeme

Quando tengo tra le braccia Margherita provando a farla riaddormentare fisso sempre l’orario in formato digitale del forno a microonde appoggiato in cucina. Di solito di notte, nel cuore della notte. Spesso Margherita si sveglia mentre il mondo è in fase rem, sta russando e lei invece sarebbe pronta per scalare una montagna a mani nude. È il momento di prenderla in braccio nella penombra e far partire tutte le ninna nanne che so a memoria. L’esperienza insegna che i primi due minuti stordiscono la piccola che si risiede sul treno di Morfeo, i cinque minuti dopo è tra le mie braccia e fino a quel momento devo continuare a cantare: se la mia voce si fermasse, il vuoto che si creerebbe le farebbe riaprire gli occhi insospettita. Poi si può rifiatare in attesa che il sonno diventi pesante e il lettino possa di nuovo accoglierla. Durante l’attesa il mio cervello ha escogitato un metodo infallibile per far passare più veloce i minuti: fare lunghi elenchi di cose. Da quest’estate, complici le Olimpiadi di Parigi, mi diverto a ripassare tutte le sedi dei Giochi e l’anno in cui si sono disputati partendo da “Atene 1896” in poi. Di recente ho ripreso una vecchia passione: i capoluoghi di provincia, e così da Aosta fino a Caltanissetta provo a ripeterli tutti, anche se spesso mi incarto tra Campania, Abruzzo e Molise. A volte la categoria è più intima, come, per esempio, l’elenco della mia classe in terza media; altre volte si rasenta la follia: elenco di tutte le targhe che ricordo a memoria delle varie auto che si sono susseguite in casa mia. Poi il microonde torna a dare buone notizie. Sono passati almeno sette minuti di sonno pesante e si può tornare nel lettino. I miei esperimenti con il timer però sono empirici e senza alcuna base scientifica e così quasi sempre va tutto liscio e Margherita continua a sognare; altre volte si sveglia e neanche vi sto a dire che tutto ricomincia a suon di coccodrilli, cammelli e befane da cui stare una settimana.

carlo.zeme@gmail.com

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