Attenti, c’è l’Imu che incombe

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Di Cesare Raviolo

Eccoci di nuovo a parlare di tributi! Infatti, entro il prossimo 16 dicembre dovrà essere versata la seconda rata a saldo dell’Imu, l’Imposta Municipale Unica o propria, dovuta per il possesso di fabbricati, di aree fabbricabili e di terreni agricoli, dal proprietario, dal concessionario o dal titolare di altro diritto reale. L’Imu è stata introdotta, a partire dall’anno 2012, in sostituzione dell’Imposta Comunale sugli Immobili (Ici) e non è dovuta per l’abitazione principale (prima casa), a meno che non sia classificata nelle categorie catastali di lusso (A1, A8 e A9). L’Imu si paga al comune in cui è situato l’immobile, con il modello F24. Le aliquote sono fissate dalla legge in una misura “standard”, che può essere modificata dai comuni, in aumento o in diminuzione, entro i margini di manovra stabiliti dalla medesima legge. Ad esempio, nei tre centri zona diocesani, Novi Ligure e Tortona sulle abitazioni applicano il 5 per mille, un punto in più dell’aliquota base, alla quale si attiene Voghera con il 4‰; sui terreni è quest’ultima invece a incrementare al 9,5 il valore base del 7,6 ‰ praticato dagli altri due, a riprova che ciascun comune attua una propria politica tributaria, in ragione delle caratteristiche socio-economiche del territorio e degli obiettivi che si prefigge. Del resto, l’Imu, come la precedente Ici, risponde al principio dell’autonomia finanziaria degli enti locali, introdotta negli anni ’90, con il passaggio dalla finanza derivata (= trasferimenti dallo Stato) a una finanza propria, alimentata da tributi direttamente gestiti a livello locale. Attualmente, con 13,09 miliardi di gettito nel 2023, l’Imu rappresenta la principale voce di entrata dei comuni italiani e, in qualche misura, costituisce un esempio di imposta patrimoniale. Storicamente, le imposte sul patrimonio sono state i primi tributi ai quali gli Stati hanno fatto ricorso, soprattutto con riferimento al patrimonio immobiliare. Secondo un’indagine di Eurostat (Ufficio statistico dell’Unione europea), l’Italia non è il solo Paese europeo che tassa la casa; anzi, non è nemmeno quello in cui tali imposte sono più alte. Infatti, il Bel Paese figura al 7° posto con un 2,3%, preceduto da Francia (4,9), Belgio (3,6) Grecia (3,3) Gran Bretagna (3,1) Spagna (2,7) Danimarca (2,4); la media UE è al 2,6%. Anche se può risultare sgradita, perché riferita al patrimonio, l’Imu è la principale fonte di finanziamento dei comuni, da cui dipendono molti servizi indispensabili per la quotidiana qualità della vita comunitaria di ciascuno di noi.

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