Di Festival ne basta uno

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Di Ennio Chiodi

Vedremo, a partire dal 2026, ben due Festival della canzone italiana? «Anche no! Grazie», come va di moda rispondere di questi tempi. La sentenza del TAR della Liguria, che giudica illegittima l’attribuzione diretta a Rai da parte del Comune di Sanremo del marchio “Festival della canzone italiana”, potrebbe aprire nuovi scenari per il futuro del più grande spettacolo televisivo e della più importante manifestazione canora italiana. Da che mondo è mondo – televisivamente parlando – Sanremo e Rai sono un binomio indissolubile e vincente. Il ricorso contro l’affidamento diretto è stato presentato dalla “JE”, una società, con 13 dipendenti, che organizza eventi, anche per conto dell’Associazione che rappresenta i produttori discografici. Non sappiamo se l’abbiano fatto con l’intenzione di organizzare in proprio i prossimi Festival o se abbiano agito per conto terzi. Una volta sbloccata la situazione si potrebbero fare avanti altri network televisivi privati pronti a sostituire Rai, tuttora la più grande azienda culturale del Paese. Dalle parti di viale Mazzini non sembra si siano scomposti più di tanto. Se il marchio “Festival della Canzone Italiana”, infatti, appartiene al Comune di Sanremo, il format della trasmissione televisiva – quello che conta davvero – è saldamente in mano loro, ed è difficile immaginare un programma televisivo molto diverso per raccontare una competizione e uno spettacolo di quel genere. Sanremo del resto non ha interesse a rompere il sodalizio con la televisione pubblica, redditizio dal punto di vista economico e proficuo da quello dell’immagine. La Rai è generosa con il Comune del ponente ligure e non bada a spese per organizzare la manifestazione sul fronte delle scenografie, delle infrastrutture tecniche e su quello dei compensi a ospiti e partecipanti, ma ricava dai cinque giorni di trasmissione del Festival introiti pubblicitari straordinari, secondo il noto principio che chi più spende meglio spende. So bene, per esperienza diretta, che la macchina organizzativa è molto complessa, ma più che collaudata: potrebbe essere attivata – cambiando nome e marchio – dovunque, a cominciare dalle città dove sorgono i suoi “Centri di Produzione”: Milano, Torino e Napoli, oltre a Roma. In Rai si è più volte ragionato anche dell’ipotesi di rendere il Festival itinerante garantendo visibilità a Comuni e Istituzioni in tutto il Paese. La possibilità di riverberare per settimane l’effetto Festival su diverse Reti farebbe gola a tanti. Sanremo metterà molta attenzione nel bandire le prossime gare pubbliche e gli altri Enti televisivi dovranno far bene i conti prima di lanciarsi in imprese tutt’altro che scontate.

ennio.chiodi@gmail.com

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