Economia 2025: passi incerti e stanchi

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Di Cesare Raviolo

“Anno nuovo, vita nuova” è il popolare detto benaugurante di ogni inizio d’anno. Purtroppo, non sarà così per l’economia italiana: l’andamento previsto per il 2025 è appiattito su quello dell’anno scorso. Secondo i principali organismi internazionali e istituti di ricerca, infatti, il Pil crescerà dello 0,6%, poco rispetto lo 0,5 del 2024, contro l’1,1 previsto dal Governo e lo 0,8 dall’Istat. Le misure, contenute nella legge di bilancio, appena approvata (30/12-24) per un valore di 30 miliardi di euro, paiono poco incisive per poter essere di concreto stimolo all’economia. Il contributo alla crescita del prodotto nazionale è quantificato in un misero 0,2% per gli anni 2025 e 2027 e in un effetto quasi nullo per il 2026. Il Piano strutturale di bilancio (Psb) punta su due misure: taglio del cuneo fiscale, per aumentare il reddito disponibile, e sostegno alle famiglie numerose. In pratica, il Governo scommette su un’ulteriore ripresa dei consumi, già in crescita dal primo trimestre 2024, per trainare l’incremento del Pil, anche se + consumo non è esattamente equivalente a + prodotto. Un miglior apporto potrebbe venire alla nostra economia dal Pnrr (Piano nazionale di ripresa e resilienza) che finora ha galleggiato, spendendo, ad ottobre, solo 59 dei 194 miliardi assegnati all’Italia (30,4%), e dalle decisioni della Banca Centrale Europea. Il raffreddamento dell’inflazione, ormai attestata intorno al 2,2% e non lontana, dunque, dal target di aumento dei prezzi del 2% perseguito dalla Bce, potrebbe convincere la Banca ad accelerare la discesa del costo del denaro e a portarlo, in tempi brevi, dal 3 al 2%, così da favorire imprese e famiglie. Queste ultime, però, negli ultimi 9 mesi, hanno rinviato l’acquisto di beni durevoli (casa, auto, ecc.), come dimostra l’andamento degli investimenti fissi lordi, diminuito del 2,5%. Quel poco di crescita prevista, dunque, verrà dall’interno del sistema economico, ma potrebbe essere pesantemente condizionata da fattori internazionali. Oltre alle scarse prospettive di aumento del Pil mondiale 2025, stimate dal Fondo Monetario Internazionale nella misura del 3%, che potrebbero creare difficoltà alle nostre esportazioni, altre nubi rischiano di addensarsi sull’economia del pianeta: crisi geopolitiche, dazi trumpiani, scarsità di risorse potrebbero influire sull’andamento dell’economia nazionale, penalizzata anche dal possibile ristagno degli investimenti per la revisione del Pnrr e dalle incertezze relative agli incentivi della Transizione digitale ed energetica 5.0.

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