La «diplomazia della speranza»

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Dialogo tra cattolici ed ebrei.

Il 17 gennaio si celebra la Giornata per ritrovare le nostre comuni radici, come ci ha detto Daria Carmi, presidente della Comunità Ebraica di Casale Monferrato

DI DANIELA CATALANO

Sono passati 36 anni da quando il 28 settembre 1989 nasceva la Giornata per l’approfondimento e lo sviluppo del dialogo tra Cattolici ed Ebrei, che si celebra il 17 gennaio, il giorno prima dell’apertura della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani. La Giornata è collocata cronologicamente in questo data per sottolineare la distinzione che il “dialogo” con gli ebrei deve avere dall’ecumenismo e per sottolineare “che è necessario ritrovare le nostre comuni radici prima di cominciare a cercare l’unità”, come si legge nella Nota della Cei del 1992. La Commissione episcopale per l’Ecumenismo e il Dialogo della Conferenza Episcopale Italiana ha preparato anche per la XXXVI Giornata del 2025 il Messaggio, che quest’anno si intitola Pellegrini di speranza. “La nostra missione è quella di far germogliare speranza e costruire comunità. – si legge nel testo – Il Giubileo è una bella opportunità per la nostra Chiesa per ripartire dalla speranza”. “Viviamo un tempo carico di minacce. – prosegue – Fatichiamo a guardare avanti con fiducia. Guerre, ingiustizie, crisi climatica, crisi della democrazia, crisi economica, aumento delle povertà… Per sperare abbiamo bisogno di tornare alla Parola di Dio. Lì troviamo la certezza di avere un unico Padre”. Lo sguardo è rivolto al Giubileo che “sarà un tempo propizio per lasciar parlare la Scrittura, anche grazie all’ascolto della lettura dei fratelli e delle sorelle ebrei. Nella certezza che la speranza si genera innanzitutto stabilendo relazioni fraterne”. La Commissione per l’Ecumenismo e il Dialogo, presieduta da Mons. Derio Olivero, afferma che “in Europa sono tornati deprecabili atti di antisemitismo e incaute prese di posizione, a volte anche violente. Proprio per questo il dialogo va rafforzato. Continuiamo a crederci”. È sul dialogo tra le fedi che “si gioca e si giocherà una partita tanto delicata quanto decisiva, anche per il futuro delle Chiese cristiane”. In occasione dell’anniversario del Concilio di Nicea, come Chiese cristiane è necessario riscoprire “il rapporto con l’ebraismo e con le Scritture fondamentale anche per il cammino ecumenico”. Se il dialogo è importante per i cattolici, altrettanto lo è per il mondo ebraico, come ci ha testimoniato Daria Carmi, presidente della Comunità Ebraica di Casale Monferrato. «Il dialogo è strumento indispensabile per una società inclusiva, – ha detto – che risponde alle necessità delle persone e tiene in alta considerazione i diritti di ciascuno». «Il dialogo ebraico cristiano nasce come atto di volontà: la volontà di confrontarsi, di comprendersi, di occuparci delle differenze fra identità e culture che fanno parte della società e della sua evoluzione. In quest’oggi il dialogo ebraico cristiano è ancora più importante perché ci obbliga a uscire dalle polarizzazioni, dalle posizioni ideologiche, dalla rigidità della paura, dalle definizioni chiuse». «Il suo valore è profondissimo ed è importante ricordarlo non solo oggi, – ha concluso Carmi – in occasione della Giornata a esso dedicata, ma metterlo in atto ogni giorno. Instaurato come strumento e praticato in maniera consapevole, rappresenta la possibilità di incontrarsi, di ampliare il pensiero di tutte le parti coinvolte, di sciogliere dubbi, di ascoltare verità altrui, di accettare posizioni che non ci appartengono, ma che esistono e appartengono all’altro, di confrontarsi sul senso delle parole e quindi di partecipare non solo alla narrazione del presente ma anche alla costruzione del futuro». La giornata è frutto della Dichiarazione conciliare Nostra Aetate del 28 ottobre 1965 che ha radicalmente cambiato duemila anni di avversione nei confronti degli ebrei. Dopo la Nostra Aetate, sono seguiti altri documenti che hanno tracciato una nuova via nel segno del rispetto e della consapevolezza del patrimonio comune alle due fedi e ci sono stati gesti molto significativi per il cammino di dialogo, per esempio le visite a Auschwitz compiute dagli stessi Pontefici e al Muro del Pianto a Gerusalemme, documenti e incontri di conoscenza con i nostri “fratelli maggiori”. La Giornata riporta con urgenza alla luce l’attenzione che si deve alle minoranze, imprescindibile per realizzare quella fraternità universale che tanto sta a cuore a Papa Francesco. L’Ufficio Nazionale per l’Ecumenismo e il Dialogo Interreligioso ha preparato un sussidio per la Giornata che si può scaricare dal sito (unedi.chiesacattolica.it) per offrire alle comunità cristiane (parrocchie, gruppi, associazioni, movimenti, istituti religiosi, circoli culturali, federazioni, scuole) degli strumenti per avviare e sostenere, nei differenti contesti, processi di riscoperta delle radici ebraiche della e nella fede cristiana.

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