Cecilia e le altre

Visualizzazioni: 19

Di Ennio Chiodi

Del sequestro in Iran, della prigionia nel carcere di Evin e della liberazione di Cecilia Sala sappiamo tutto: tutto quello che possiamo sapere. La scarcerazione e l’immediato rientro a Teheran di Mohammad Abedini Najafabadi, l’ingegnere iraniano arrestato in Italia su richiesta degli Stati Uniti, che lo ritengono responsabile di aver progettato sofisticati sistemi per azioni di terrorismo, pone fine in qualche modo a una intricata vicenda che comporta aspetti di politica internazionale, di brutale “realpolitik”, di interazioni tra diplomazie e servizi segreti, partita molto male e finita bene, con un irrituale “scambio di prigionieri”. Possiamo tuttavia trovare una diversa chiave di lettura di questa brutta storia nel rispetto, nella solidarietà, direi nell’amore. E allora diventa una storia soprattutto di donne e di mamme. La prima è Cecilia, giovane giornalista preparata e coraggiosa, che dobbiamo ringraziare per il suo impegno nel raccontarci vicende di ragazze come lei, cui vengono strappati vita, passioni e futuro sotto regimi oscurantisti come quello islamista iraniano. Ha passato tre settimane in un carcere noto per la violenza che lo caratterizza, dormendo per terra con la luce dei neon sempre accesa, senza occhiali, senza nulla da leggere e osservare oltre le quattro mura di una squallida cella: si chiama tortura. La seconda è la mamma di Cecilia, Elisabetta Vernoni, dignitosa nel giocare tutte le carte a disposizione della famiglia per riottenere la vita di sua figlia. Nell’incontro con la presidente Giorgia Meloni – la terza donna che cito – si sono “guardate negli occhi, da mamme” e da quegli sguardi sono nate nuove speranze e forse più determinazione da parte del Governo e dei suoi apparati. Meloni, da parte sua, si è dimostrata “statista” coraggiosa, prendendo in mano personalmente la situazione, con il viaggio lampo in Florida per annunciare al futuro presidente degli Stati Uniti Donald Trump le sue intenzioni e valutare le conseguenze oltre oceano di una possibile trattativa con gli iraniani. La quarta è la rappresentante diplomatica italiana a Teheran. Paola Amedei ha seguito con “affetto” Cecilia in prigionia, occupandosi giorno per giorno della sua situazione, cercando di starle vicino in tutti i modi possibili e preparando pacchi a lei destinati, ma quasi mai recapitati, con l’attenzione di una mamma per una figlia lontana. In queste ore è stata promossa per meriti speciali: una buona notizia. Infine c’è una quinta donna: si chiama Farzanè. È stata la sua compagna di cella negli ultimi giorni. Cecilia ne è uscita stringendola in un “potente abbraccio”. Non sappiamo se e quando ne uscirà Farzanè. Sappiamo che Cecilia non la dimenticherà mai.

enniochiodi@gmail.com

Commenti: 0

Il tuo indirizzo mail non sarà reso pubblico. I campi obbligatori sono segnati con *