«Mi hai spiegato la vita»
Di Arianna Ferrari e Andrea Rovati
LEI
Sono giorni difficili perché con la morte non è mai facile confrontarsi. Colgo, tuttavia, anche in questo momento, un senso di Grazia unito alla Croce. Un grave lutto ha colpito la nostra famiglia e pur essendo addolorata sento in modo forte l’affetto delle molte persone che si sono strette attorno a noi. Tanti pensieri abitano la mia mente. Questo tempo mi appare quasi dilatato dall’intensità degli eventi ma se riesco a fermare un attimo il pensiero e cerco un baricentro, scorgo, con chiarezza, il meraviglioso significato di chi ha vissuto un’esistenza piena, fatta di impegno, dedizione e generosità. Mio suocero era un grande uomo; la sua morte è un dolore immenso ma anche l’occasione di una gratitudine che voglio esprimere pubblicamente. Per me è stato e continuerà a essere un secondo papà che mi ha accolta e amata da subito come una figlia. Non smetterò mai di ringraziare per questo dono… il mio Mario e il mio Marco: non capita certo a tutti la fortuna di avere ben due padri eccezionali. Come famiglia siamo stati insieme sino all’ultimo respiro vivendo anche dei momenti che mi appaiono quasi surreali. Penso alle tantissime persone che ci hanno abbracciato donandoci forza e consolazione. La verità è sempre limpida e so che l’affetto era vero e palpabile, non certo di circostanza. Permettetemi dunque di onorare Marco per tutto ciò che ha saputo essere per la sua Graziella, per Andrea, per gli amici e anche per me. Ti porto nel cuore caro Marco, anche tua figlia ti ricorderà sempre.
arifer.77@libero.it
LUI
Ne avrei voluto ancora. Avrei voluto più tempo con mio padre; a pensarci bene sono stato fortunato perché ne ho avuto tanto ma in realtà non basta mai. I ricordi, molti e belli, invadono la mia mente ma non mi consolano perché alla fine Crono uccide i suoi figli e io sono comunque suo prigioniero. Tuttavia in greco ci sono più termini per definire il tempo; il più comune è proprio “kronos”, la successione inesorabile degli eventi che nessuno può fermare, nemmeno gli dèi. Ma ce n’è un altro, “kairos”, che è il tempo in cui accade qualcosa, il tempo buono, il momento propizio, il senso che sottende all’esistenza e che si sottrae alla dittatura di Crono e da essa ci libera. Spesso non ce ne accorgiamo, travolti dalle incombenze dell’agenda e assordati dal frastuono del mondo, e resta l’esperienza desolante delle cose belle che ci sfuggono senza scampo; resta l’amarezza bruciante per le occasioni perdute. Però rimangono soprattutto l’amore e la gratitudine per quanto di immenso e prezioso abbiamo ricevuto, a partire dalla vita stessa, benché forse lo cogliamo appieno soltanto dopo. C’è una trama nella profondità dell’essere, nel suo nucleo più intimo, che va al di là degli accadimenti del calendario, ma da soli non siamo capaci di vederla, occorre qualcuno che ce la indichi. E il kairos si rivela nell’incontro, qualcuno ce lo mostra. Dio fa così: il Verbo si è fatto carne ed è venuto ad abitare in mezzo a noi, Amore infinito donato gratuitamente, e anche la morte è vinta. Grazie papà, mi hai spiegato la vita.
andrea.rovati.broni@gmail.com