San Pietro Nolasco
Oggi, 6 dicembre, la Chiesa ricorda San Pietro Pascasio, religioso e sacerdote mercedario spagnolo che morì martire, vittima dell’integralismo islamico nel lontano 1300. Pedro Pascual, il suo nome spagnolo, nacque a Valencia nel 1227 e la sua nascita fu attribuita all’intercessione di San Pietro Nolasco verso i suoi genitori, da lungo tempo sterili e che in suo onore lo chiamarono Pietro. I suoi primi studi li fece presso i Benedettini; nel 1241 si recò all’Università di Parigi e fu compagno di studio di San Bonaventura e di San Tommaso. Dopo la laurea fu ordinato sacerdote.
Tornato a Valencia fu nominato canonico e si dedicò alla predicazione, finché nel 1250 entrò nell’Ordine di Maria della Mercede. Cominciò a insegnare teologia e lettere nel convento di Saragozza e fra i suoi discepoli ebbe anche Sancio, figlio del re Giacomo I, che accompagnò poi a Viterbo dove il giovane fu nominato vescovo di Toledo da papa Clemente IV, il 31 agosto 1266. Collaborò con Sancio nella direzione della Diocesi, finché questi caduto prigioniero dei Mori, fu decapitato nel 1275. Negli anni seguenti il santo percorse la Spagna e il Portogallo, predicando, portando conforto ai cristiani schiavi degli arabi e costruendo vari conventi per l’Ordine dei Mercedari, che era stato fondato da San Pietro Nolasco nel 1218. Nel 1291 per conto dell’Ordine partì per Roma, predicando per tutta la Francia e l’Italia, arrivando ad Orvieto il 26 agosto 1291, dove si trovava papa Niccolò IV; nel 1296 era di nuovo a Roma dove papa Bonifacio VIII, lo nominò vescovo di Jaén, consacrandolo nella basilica di San Bartolomeo all’isola Tiberina. Tornato in Spagna lavorò per riordinare la sua diocesi, che era senza vescovo da sei anni, a causa dell’occupazione dei musulmani.
E visitando la diocesi fu catturato dagli arabi nel 1297 e trasportato a Granada sede del re musulmano Moley Mahomed che lo fece suo schiavo, ma essendo tributario diretto del re di Castiglia, gli diede la libertà di girare in città per confortare gli schiavi e istruire i cristiani liberi. Nel suo stato di semilibertà poté scrivere di vari argomenti teologici e dottrinari, come sull’immacolato concepimento della Vergine, anticipando la dottrina di Giovanni Duns Scoto. Dalle sue opere si vede la sua conoscenza delle lingue del tempo e anche dell’arabo, dell’ebraico e aramaico. I musulmani, irritati dalle conversioni che lui operava, lo rinchiusero in prigione, condannandolo alla decapitazione il 6 dicembre 1300. Il suo culto fu confermato da papa Clemente X il 14 agosto 1670.
Daniela Catalano