L’Alzheimer dopo Cristicchi

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Di Ennio Chiodi

Qualcuno lo accusa di proporre una visione leggera, poetica e spensierata dei malati e di chi si trova ad assisterli, giorno per giorno, ora per ora. Eh… Simone Cristicchi, quella tua canzone – bella, per carità– non rende l’idea della fatica, della sofferenza, dell’impegno delle famiglie che si caricano sulle spalle e nel cuore il fardello dell’assistenza continua, del conforto e della cura di chi è affetto da morbo di Alzheimer o da altre forme di demenza senile. In Italia i malati sono oltre 1 milione e sono almeno 3 milioni le persone coinvolte, tra parenti più o meno stretti e caregiver incaricati di stare vicino ai malati. La loro vita è destinata a cambiare profondamente, sia che si scelga di curarli e seguirli a domicilio finché possibile e tollerabile – sia che ci si affidi al ricovero in Residenze Sanitarie Assistenziali. Tempo e ingenti risorse economiche sottratti ai giorni, a se stessi, alle relazioni con i figli, con gli amici, e al quel po’ di tempo libero che si dedicava allo sport, alla cultura, a un bel viaggio. Si è perfino costretti a ridurre il lavoro, talvolta ad abbandonarlo, con conseguenze sui redditi familiari che rendono questo circolo vizioso sempre più soffocante. Dall’ansia, dallo stress emotivo alla depressione il passo è breve. L’ottimo Simone Cristicchi, a ogni buon conto, ha il merito di aver riportato all’attenzione di tutto il Paese un problema gigantesco e di averlo fatto con amore e solidarietà nella sua forma più alta: quella che si deve a un genitore che ti ha seguito e accudito tutta la vita, prima che toccasse a te. Nel dibattito politico, una volta tanto, sembra prevalere un consenso diffuso e “bipartisan”: bene ha fatto Cristicchi, giusto parlarne e lanciare queste tematiche anche da pulpiti popolari come quello di Sanremo. Malati e caregiver preferirebbero, però, che fossero loro – politici e governanti – ad affrontarlo, finalmente, in Parlamento e nei Ministeri di loro competenza. Anche in questo campo mancano leggi chiare e decreti attuativi che le rendano applicabili. Supplisce, tanto per cambiare, la magistratura. Una recente sentenza della Corte di Cassazione indica un indirizzo preciso: il Servizio Sanitario Nazionale dovrà sostenere, almeno in buona parte, non solo le spese sanitarie dei pazienti accolti nelle Rsa, ma anche quelle “alberghiere” e di assistenza. I costi avrebbero effetti esplosivi sull’intero sistema sanitario pubblico. La situazione con l’invecchiamento della popolazione è destinata ad aggravarsi ulteriormente. Lasciare le famiglie italiane nel limbo affidandole – quando decidano di farlo – alle sentenze di questo o quel Tribunale non è più sostenibile. Ma non è l’unica delicata questione su cui la politica italiana – di questi tempi– decide di non decidere.

ennio.chiodi@gmail.com

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