I dazi fanno male a tutti

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Di Cesare Raviolo

La recente decisione del presidente USA, Donald Trump, di aumentare in misura massiccia (anche del 30%) i dazi sulle importazioni da alcuni Paesi (tra cui Canada, Messico e Cina) e la minaccia di estendere le nuove tariffe agli Stati dell’Unione europea, rischiano di innescare una guerra commerciale senza precedenti, piena di rischi anche per gli stessi USA. Nel 2024 la bilancia commerciale dei paesi della UE nei confronti degli Stati Uniti ha registrato un saldo positivo di circa 227 miliardi di euro, dovuto a 584 miliardi di esportazioni e a 357 miliardi di importazioni. Per quanto riguarda i singoli Paesi, la Germania ha esportato merci per quasi 158 miliardi di euro, l’Italia per 67 e l’Irlanda per 52 miliardi. Al contrario, i Paesi Bassi sono stati il Paese UE che ha importato più beni dagli USA per un valore di 75 miliardi di euro, seguiti dalla Germania (72), dalla Francia (44 miliardi) e dall’Italia con 25 miliardi e un avanzo di oltre 42 miliardi. Per quanto riguarda i singoli prodotti, i Paesi dell’Unione esportano negli USA soprattutto autoveicoli e motocicli, medicinali e farmaceutici brevettati UE, mentre importano greggio, olii di petrolio e gas naturale, nonché medicinali e farmaceutici a brevetto statunitense. Se Trump confermasse la decisione di aumentare i dazi, secondo il National Board of Trade svedese, le esportazioni europee verso gli USA diminuirebbero del 17%, con un calo più marcato nei settori meccanico, farmaceutico e chimico. Le imprese del vecchio continente potrebbero scontare un’ulteriore perdita della quota di mercato (stimata intorno al 7%), dovuta all’aumento delle esportazioni cinesi, impegnate nella ricerca di nuovi mercati di sbocco, perché penalizzate dai dazi, che farebbero diminuire l’export del Paese asiatico verso gli USA del 66%. I dazi sarebbero fonte di guai per gli stessi Stati Uniti. Secondo una stima della Yale University, infatti, il potere d’acquisto delle famiglie statunitensi diminuirebbe di 1.000, 1.200 dollari all’anno e il Pil del Paese dello 0,5% nel 2025, mentre Messico e Canada potrebbero registrare un calo del loro prodotto interno lordo compreso tra l’1 e l’1,5%. L’aumento dei dazi, dunque, rischia di dare inizio a quella che il Wall Street Journal ha definito “la guerra commerciale più stupida della storia”, nel momento in cui rimbalzi dell’inflazione, volatilità dei tassi su azioni e bond, tendenze al rialzo delle materie prime fanno aumentare il clima di incertezza sul futuro dell’economia mondiale.

raviolocesare@gmail.com

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