Liceo classico the best
Di Silvia Malaspina
Cari i miei ragazzi di terza media, avete da poco effettuato la preiscrizione al primo anno della scuola secondaria di secondo grado: la vostra scelta è stata ponderata per mesi, magari avete cambiato idea più volte, forse siete stati influenzati da fattori non propriamente scolastici, come la vicinanza a casa, la presenza degli amici più cari nel medesimo istituto o una presentazione della scuola particolarmente accattivante. Qualunque siano le motivazioni, spesso, nel corso degli anni di frequenza, emergono ripensamenti che probabilmente, se la determina della scuola superiore fosse posticipata a 16 anni, al termine di un biennio di orientamento, non si verificherebbero. Dai primi dati relativi alle iscrizioni per l’anno scolastico 2025/26 emerge che gli istituti professionali rimangono al 12,7% del totale, mentre gli istituti tecnici registrano un leggero calo. I licei, invece, mostrano un piccolo aumento (a casa nostra in particolare a Voghera), passando dal 55,63% al 56%. Il liceo del Made in Italy ha visto inoltre un incremento di circa il 10% rispetto alle iscrizioni dello scorso anno. Pare proprio, cari ragazzi, che anche quest’anno il liceo scientifico sia la scuola che abbia registrato il maggior gradimento, mentre quello per il liceo classico rimane stabile, ma numericamente di molto inferiore. Mi chiedo se tutti voi siate così predisposti allo studio delle materie scientifiche, oppure se l’esclusione del liceo classico non sia dovuta a un annoso retaggio che lo bolla come scuola d’élite, inutile nella nostra attuale società. Per esperienza personale vi dico che ho riscontrato un divario enorme tra i due licei, tradizionalmente duellanti: mia figlia, allergica alle lingue antiche, scelse con profonda convinzione il liceo scientifico, ma posso, senza timore di risultare spocchiosa, confessarvi che la sua preparazione di cultura generale non è minimamente paragonabile a quella dei classicisti. Devo d’altro canto riconoscere che, se avesse conseguito la maturità classica, probabilmente non avrebbe mai superato il test di ammissione universitario che prevedeva domande di biologia, chimica, matematica e fisica, materie che al classico sono trattate in maniera meno approfondita. In futuro, quindi, direte addio alla cultura classica perché non funzionale a formare ingegneri, medici, chimici? Finché resterà in vigore questo sistema di accesso programmato alle facoltà scientifiche, forse sì, mentre, se si andasse a verificare chi fra gli universitari possegga il migliore metodo di studio e risulti più resiliente alle difficoltà, emergerebbe chi è stato forgiato da cinque anni di rigido inquadramento classicista.
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