Dovuto a Dino Provenzal

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Giovedì 20 marzo al liceo classico “Grattoni” di Voghera l’intitolazione della biblioteca al preside e letterato che subì l’epurazione fascista e che rese la lingua uno strumento democratico

Si terrà giovedì 20 marzo alle 16 nell’aula magna della sezione classica “Severino Grattoni” dell’Istituto di Istruzione Superiore “Galileo Galilei” di Voghera l’evento “Dovuto a Dino Provenzal”, a cinque anni dalla pubblicazione del volume «Con una voce sua propria». Lingua e educazione linguistica nelle opere di Dino Provenzaldi Margherita Borghi, edito per i tipi di Franco Casati Editore, pubblicato con il cofinanziamento della Fondazione della Comunità della Provincia di Pavia e con il patrocinio dei comuni di Livorno e Voghera. L’opera fu curata da Irene Piazzoni e Giuseppe Polimeni con scritti di Aurora Bonfoco, Gabriella Cartago, Silvana Franzosi, Luigi Giudice, Federico Mussano e Irene Piazzoni. All’incontro del 20 marzo, realizzato con la collaborazione della Libreria “Ticinum” e coordinato da Giuseppe Polimeni, prenderanno parte la dirigente del “Galilei” Sabrina Depaoli, Matteo Colombo in rappresentanza della Fondazione della Comunità della Provincia di Pavia, Margherita Borghi, Gigi Giudice, Irene Piazzoni, Gabriella Cartago e Federico Mussano. Alle 17.30 un altro momento molto significativo: l’intitolazione a Dino Provenzal della biblioteca della sede classica “Grattoni”. «Bisogna parlare come pensiamo e scrivere come parliamo: questo è il segreto dell’arte. Ma occorre pensare bene e parlare bene». Così sosteneva oltre cinquant’anni fa Dino Provenzal la cui opera è stata oggetto di studio di Margherita Borghi che, nella sua pubblicazione, ci ha riproposto l’attualità del “verbo”, l’ironia e l’uso talvolta umoristico nella narrazione dell’autore oltre che la purezza del suo linguaggio e del pensiero, caratteristiche divenute sempre più introvabili negli scritti contemporanei. Provenzal nacque a Livorno nel 1877 e morì quasi centenario a Voghera. Di origini ebraiche, tra il 1938 e il 1945 subì l’epurazione da parte del regime fascista e fu costretto a lasciare la scuola cioè il liceo “Grattoni” di cui in quegli anni era preside. Dedicò la propria vita all’insegnamento e alla diffusione della lettura. La sua produzione di testi fu sterminata e lo studio critico di Margherita Borghi è ancor oggi, a distanza di cinque anni, di sicuro stimolo per il mondo culturale e soprattutto per i giovani a cogliere l’attualità, la freschezza e la “buona penna” di Provenzal animato da una grande passione per la lingua e per il suo insegnamento. Si impegnò per la promozione di un uso linguistico consapevole in tutta la nazione, scegliendo come pubblico per le sue opere non solo gli studenti, ma anche «gente di media, e anche meno che media, cultura, ragazzi, artigiani, persone che di linguistica sanno poco o nulla». Per lui, infatti, la parola rappresenta il pensiero ed è l’unico strumento che distingue l’uomo dagli animali e lo solleva dalla brutalità. Da qui l’importanza di uno studio della grammatica e degli autori che vada oltre il puro nozionismo. Un percorso, questo, che però richiede di essere affrontato anche al contrario: la conoscenza della lingua è l’arma più efficace contro il cattivo uso della parola stessa, contro i tentativi fuorvianti di chi la manipola per cercare consenso o mascherare soprusi. Saper usare la parola permette di padroneggiarne le enormi potenzialità senza restare sopraffatti: la parola rende liberi. Meglio si parla, dunque, meglio si pensa. Lungimirante quindi, quando invitava i suoi studenti – e non solo – a parlare come si pensa e a scrivere come si parla. “Aveva intuito – scriveva l’allora Presidente della Fondazione Comunitaria Giancarlo Vitali nel presentare il volume tratto dalla tesi di laurea di Margherita Borghi discussa all’Università di Milano con relatore Giuseppe Polimeni – che il riscatto della società, di quella sua società così fortemente provata dall’avvento del fascismo, passava anche da una nuova educazione linguistica che andasse alla ricerca di una bellezza autentica”.

Marco Rezzani

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