Beppe, i maschi e il relax

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Di Silvia Malaspina

Caro il mio Beppe Severgnini, ti seguo da tempo immemore perciò non mi è parso vero potermi gustare il tuo ultimo libro, Socrate, Agata e il futuro, titolo accattivante che mi ha proiettato tra pagine dense di quella pungente saggezza che è la tua costante cifra stilistica. Le tue riflessioni, caro Beppe, mi hanno colpito poiché, indagando la questione del passare del tempo da un punto di vista esclusivamente maschile, distruggi molti stereotipi legati all’uomo che, come il vino, più è barricato, più acquisirebbe pregio. Sai bene che da sempre noi signore ci siamo dovute sorbire la tiritera che ci vuole in netto svantaggio sullo stato di conservazione: mentre a noi, nel migliore dei casi, viene riservato un poco onorevole “gallina vecchia fa buon brodo”, voi uomini âgée siete sovente dipinti come foste tutti George Clooney, l’unico che, in effetti, etichetterei come corposo Barolo d’annata. Tu, invece, hai descritto una situazione che spesso, obnubilati dai luoghi comuni, non riusciamo a percepire: “Un uomo che invecchia male si riconosce: ha i capelli di un castano innaturale, parla a voce alta, non ascolta, sa tutto lui, non molla e se ne frega dei giovani”: pensandoci, ne conosciamo ben più di uno! Non ti nascondo che la mia prima reazione è stata di malignetto compiacimento nel leggere questa tua impietosa, ma realistica narrazione, ma poi ho tratto dalle tue pagine preziosi consigli validi per tutti: “Serve frequentare persone intelligenti e luoghi belli, che regaleranno idee fresche. Serve allenare l’ironia, antiruggine dell’anima”. Quanto è vero, caro Beppe! È vitale riflettere sull’importanza di saper vivere ogni fase della vita con consapevolezza, non soltanto rallentando il ritmo frenetico della quotidianità o accettando l’ineluttabilità delle sconfitte, ma traendone forza. Alla fine di questo percorso introspettivo nel quale ci guidi con leggerezza, emergono la riscoperta del valore delle piccole cose e la possibilità di guardare al futuro basandoci su quello che conta davvero: le idee che nascono dai luoghi che ci ispirano, la pazienza che cresce con l’esperienza, la capacità di scegliere cosa conservare e cosa lasciare andare. Scopriamo che in quest’avventura il tuo nocchiero non è stato Socrate, ma la tua nipotina Agata che, a tre anni, ti ha tolto quella patina di sordità che è la forma più pericolosa di invecchiamento, perché ci fa ripiegare su noi stessi. Caro Beppe, ti assicuro che imparerò a memoria la massima del tuo libro: “Signori, relax. Se ne sono andati Socrate, Garibaldi, Einstein, De Andrè. Tocca a tutti. Prima o poi. Quindi cerchiamo di star calmi e di lasciare una buona impronta”!

silviamalaspina@libero.it

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