L’Angelus del Papa nella festa della Madonna Immacolata

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ROMA – “La tentazione del diavolo è insinuare la sfiducia in Dio”. A poche ore dalla tragedia di Corinaldo, sabato 8 dicembre all’Angelus in piazza San Pietro, papa Francesco ha affermato che “Dio è Padre, il più tenero dei padri, e desidera la fiducia dei figli”. “Quante volte – ha osservato – invece sospettiamo di lui, pensiamo che possa mandarci qualche prova, privarci della libertà, abbandonarci. Ma questo è un grande inganno, è la tentazione delle origini”.

Francesco ha invocato la Vergine anche per quanti vedono non rispettati i propri diritti, alludendo in modo trasparente alla situazione dei migranti respinti alle frontiere o in mare, “pensando ai giorni in cui tu e Giuseppe eravate in ansia per la nascita ormai imminente del vostro bambino, preoccupati perché c’era il censimento e anche voi dovevate lasciare il vostro paese, Nazareth, e andare a Betlemme… Tu sai cosa vuol dire portare in grembo la vita e sentire intorno l’indifferenza, il rifiuto, a volte il disprezzo”. “Per questo – ha scandito il pontefice – ti chiedo di stare vicina alle famiglie che oggi a Roma, in Italia, nel mondo intero vivono situazioni simili, perché non siano abbandonate a se stesse, ma tutelate nei loro diritti, diritti umani che vengono prima di ogni pur legittima esigenza”.

E tornando alla festa dell’Immacolata Concezione ha aggiunto che “Maria vince questa tentazione col suo eccomi”. “Eccomi – ha spiegato – è il contrario di mi sono nascosto. L’eccomi apre a Dio, mentre il peccato chiude, isola, fa rimanere soli.

Eccomi è la parolachiave della vita. Segna il passaggio da una vita orizzontale, centrata su di sé e sui propri bisogni, a una vita verticale, slanciata verso Dio. Eccomi è essere disponibili al Signore, è la cura per l’egoismo, l’antidoto a una vita insoddisfatta, cui manca sempre qualcosa. Eccomi è il rimedio contro l’invecchiamento del peccato, è la terapia per restare giovani dentro. Eccomi è credere che Dio conta più del mio io. È scegliere di scommettere sul Signore, docili alle sue sorprese”.

“Guardiamo alla bellezza della Madonna, – ha aggiunto – nata e vissuta senza peccato, sempre docile e trasparente a Dio. Ciò non vuol dire che per lei la vita sia stata facile. Stare con Dio non risolve magicamente i problemi. Ecco l’atteggiamento sapiente: non vivere dipendendo dai problemi, finito uno, se ne presenterà un altro! Ma fidandosi di Dio e affidandosi ogni giorno a lui: eccomi!

Chiediamo all’Immacolata la grazia di vivere così”.

“Assicuro un ricordo nella mia preghiera per i ragazzi e la mamma che sono morti questa notte in una discoteca a Corinaldo vicino a Ancona come pure per i numerosi feriti. Chiedo per tutti l’intercessione della Madonna”.

Alle ore 16 papa Francesco è andato in piazza di Spagna per ringraziare la Vergine per “una grazia ordinaria che fai alla gente che vive a Roma: quella di affrontare con pazienza i disagi della vita quotidiana”. “Per questo – ha ribadito – ti chiediamo la forza di non rassegnarci, anzi, di fare ogni giorno ciascuno la propria parte per migliorare le cose, perché la cura di ognuno renda Roma più bella e vivibile per tutti; perché il dovere ben fatto da ognuno assicuri i diritti di tutti”. “Pensando al bene comune di questa città, ti preghiamo per coloro che rivestono ruoli di maggiore responsabilità: ottieni per loro saggezza, lungimiranza, spirito di servizio e di collaborazione”, ha continuato papa Francesco passando poi a invocare l’aiuto di Maria per i pastori che condividono con lui la guida spirituale dei romani: “Vergine Santa, desidero affidarti in modo particolare – ha pregato – i sacerdoti di questa Diocesi: i parroci, i viceparroci, i preti anziani che col cuore di pastori continuano a lavorare al servizio del popolo di Dio, i tanti sacerdoti studenti di ogni parte del mondo che collaborano nelle Parrocchie.

Per tutti loro ti chiedo la dolce gioia di evangelizzare e il dono di essere padri, vicini alla gente, misericordiosi”.

“A te, Donna tutta consacrata a Dio, affido – ha detto ancora il Papa – le donne consacrate nella vita religiosa e in quella secolare, che grazie a Dio a Roma sono tante, più che in ogni altra città del mondo, e formano un mosaico stupendo di nazionalità e culture. Per loro ti chiedo la gioia di essere, come te, spose e madri, feconde nella preghiera, nella carità, nella compassione”.

“O Maria Immacolata, aurora di speranza all’orizzonte dell’umanità, veglia – ha invocato infine – su questa città, sulle case, sulle scuole, sugli uffici, sui negozi, sulle fabbriche, sugli ospedali, sulle carceri; in nessun luogo manchi quello che Roma ha di più prezioso, e che conserva per il mondo intero, il testamento di Gesù: amatevi gli uni gli altri, come io ho amato voi”.

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