Corruzione, xenofobia e razzismo “sono la vergogna della vita pubblica”

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Il messaggio del Papa

per la 52ª Giornata mondiale della pace

che si celebrerà il 1° gennaio

CITTA’ DEL VATICANO -“La ricerca del potere ad ogni costo porta ad abusi e ingiustizie”.

Comincia con questa constatazione il messaggio del Papa per la 52ª Giornata mondiale della pace, che si celebrerà il 1° gennaio prossimo sul tema: “La buona politica è al servizio della pace”.

Francesco passa in rassegna le virtù e i vizi della politica, a cominciare da corruzione, razzismo e xenofobia, che sono “la vergogna della vita pubblica e mettono in pericolo la pace sociale”. “Non sono sostenibili i discorsi politici che tendono ad accusare i migranti di tutti i mali e a privare i poveri della speranza”, il monito”. La politica è un veicolo fondamentale per costruire la cittadinanza e le opere dell’uomo, ma quando, da coloro che la esercitano, non è vissuta come servizio alla collettività umana, può diventare strumento di oppressione, di emarginazione e persino di distruzione”, la tesi di Francesco, che cita la definizione di speranza che ne dà Charles Peguy: “Un fiore fragile che cerca di sbocciare in mezzo alle pietre della violenza”. Poi l’invito, sulla scorta di San Paolo VI, a “prendere sul serio la politica”, come ricerca del “bene della città, della nazione, dell’umanità”.

“La giustizia, l’equità, il rispetto reciproco, la sincerità, l’onestà, la fedeltà”. Sono queste le “virtù” proprie di una buona politica, di cui Benedetto XVI ha stilato il “programma” in termini di carità e di impegno per il bene comune.

“È un programma nel quale si possono ritrovare tutti i politici, di qualunque appartenenza culturale o religiosa”, commenta il Papa, che menziona anche le “beatitudini del politico” proposte dal cardinale vietnamita FrançoisXavier Nguyễn Vãn Thuận, morto nel 2002. “Vizi” come la corruzione, la xenofobia e il razzismo “sono la vergogna della vita pubblica e mettono in pericolo la pace sociale”. “Accanto alle virtù, purtroppo, anche nella politica non mancano i vizi, dovuti sia ad inettitudine personale sia a storture nell’ambiente e nelle istituzioni”, scrive Francesco. L’elenco è preciso e dettagliato: “La corruzione nelle sue molteplici forme di appropriazione indebita dei beni pubblici o di strumentalizzazione delle persone, la negazione del diritto, il non rispetto delle regole comunitarie, l’arricchimento illegale, la giustificazione del potere mediante la forza o col pretesto arbitrario della ‘ragion di Stato’, la tendenza a perpetuarsi nel potere, la xenofobia e il razzismo, il rifiuto di prendersi cura della Terra, lo sfruttamento illimitato delle risorse naturali in ragione del profitto immediato, il disprezzo di coloro che sono stati costretti all’esilio”. “Quando l’esercizio del potere politico mira unicamente a salvaguardare gli interessi di taluni individui privilegiati – l’avvertimento – l’avvenire è compromesso” e i giovani sono condannati a restare ai margini della società. Quando, invece, la politica si traduce, in concreto, nell’incoraggiamento dei giovani talenti diventa “una fiducia dinamica nella possibilità di lavorare insieme per il bene comune”. La politica è anche “una mano tesa”, e ogni uomo e ogni donna possono collaborare. “Viviamo in questi tempi in un clima di sfiducia che si radica nella paura dell’altro o dell’estraneo, nell’ansia di perdere i propri vantaggi, e si manifesta purtroppo anche a livello politico, attraverso atteggiamenti di chiusura o nazionalismi che mettono in discussione quella fraternità di cui il nostro mondo globalizzato ha tanto bisogno”. È l’analisi del Papa, che ribadisce che, oggi più che mai, le nostre società necessitano di “artigiani della pace”.

Cento anni dopo la fine della Prima Guerra Mondiale, il “terribile insegnamento delle guerre fratricide” è che “la pace non può mai ridursi al solo equilibrio delle forze e della paura”. No, allora, all’escalation “in termini di intimidazione”, alla proliferazione incontrollata delle armi e al “terrore esercitato sulle persone più vulnerabili”, che “contribuisce all’esilio di intere popolazioni nella ricerca di una terra di pace”. “Non sono sostenibili i discorsi politici che tendono ad accusare i migranti di tutti i mali e a privare i poveri della speranza”, il monito di Francesco: la pace, al contrario, “si basa sul rispetto di ogni persona, qualunque sia la sua storia, sul rispetto del diritto e del bene comune, del creato che ci è stato affidato e della ricchezza morale trasmessa dalle generazioni passate”.

 

“Nel mondo, un bambino su sei è colpito dalla violenza della guerra o dalle sue conseguenze, quando non è arruolato per diventare egli stesso soldato o ostaggio dei gruppi armati”, denuncia il Papa alla fine del suo messaggio, in cui ricorda anche il 70º anniversario della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, adottata all’indomani del secondo conflitto mondiale. “Quando negli esseri umani affiora la coscienza dei loro diritti, in quella coscienza non può non sorgere l’avvertimento dei rispettivi doveri: nei soggetti che ne sono titolari, del dovere di far valere i diritti come esigenza ed espressione della loro dignità; e in tutti gli altri esseri umani, del dovere di riconoscere gli stessi diritti e di rispettarli”, scrive Francesco citando San Giovanni XXIII. “La pace – spiega il Papa – è frutto di un grande progetto politico che si fonda sulla responsabilità reciproca e sull’interdipendenza degli esseri umani.

Ma è anche una sfida che chiede di essere accolta giorno dopo giorno. La pace è una conversione del cuore e dell’anima”. Tre, conclude Francesco, le “dimensioni indissociabili di questa pace interiore e comunitaria”: “La pace con sé stessi, la pace con l’altro, la pace con il creato”.

Michela Nicolais

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