San Cataldo Vescovo

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Il 10 maggio la Chiesa ricorda San Cataldo, santo irlandese diventato poi vescovo di Taranto.

Cataldo, essendo stato professore e maestro di spiritualità, nella scuola e nel monastero di Lismore, fondati nel 630, deve essere vissuto con molta probabilità nel VII secolo.

I suoi genitori divennero ferventi cristiani grazie all’opera dei missionari venuti dalla Gallia.

Da loro Cataldo ricevette l’educazione e l’amore per la preghiera e lo spirito di sacrificio. Alla loro morte Cataldo decise di donare tutta la loro eredità ai poveri e divenne discepolo di Carthagh abate del monastero di Lismore, dove fu ordinato sacerdote. Nel 637, alla morte del suo padre spirituale, fu eletto alla guida del monastero e tre anni dopo fu ordinato vescovo. Tra il 679 e 680 si recò in Terra Santa, come pellegrino.

Secondo la leggenda, il santo sarebbe giunto a Taranto per volere divino.

Si racconta, infatti, che durante il soggiorno in Terra Santa, mentre era prostrato sul Santo Sepolcro, gli sarebbe apparso Gesù che gli avrebbe detto di andare a Taranto e di rievangelizzare la città ormai in mano al paganesimo. Salpando con una nave greca diretta in Italia, intraprese un lungo viaggio che lo portò a sbarcare nel porto dell’attuale Marina di San Cataldo, poco lontano da Lecce.

Sempre secondo la tradizione, il santo avrebbe lanciato un anello in mare per placare una tempesta, e in quel punto del Mar Grande si sarebbe formato un “citro”, cioè una sorgente di acqua dolce chiamata “Anello di San Cataldo”.

A Taranto compì la sua opera evangelizzatrice, facendo abbattere i templi pagani e soccorrendo i bisognosi.

In quel periodo egli si recò anche nei paesi limitrofi, tra cui Corato in provincia di Bari, di cui divenne patrono avendo per tradizione liberato la città dalla peste.

Morì a Taranto l’8 marzo del 685 e fu seppellito nella chiesa di San Giovanni in Galilea, allora duomo della città.

Fonti e bibliografie consolidate vogliono che il 10 maggio 1071, mentre si scavavano le fondamenta per la riedificazione della cattedrale della città, distrutta dai saraceni nel 927, sia stata ritrovata, sulla scia di un profumo inebriante, una tomba, contenente il corpo attribuito al Santo con una crocetta aurea su cui fu incisa poi la parola Cataldus.

Proprio quella data divenne il giorno della memoria del santo. Nel 1107 il vescovo Rainaldo traslò solennemente le reliquie sotto l’altare maggiore, mentre nel 1151 il vescovo Giraldo le mise in un’urna d’argento nel transetto destro. Dal ritrovamento del corpo il culto del santo si sviluppò e fu scelto come patrono della città.

A Taranto in suo onore fu fondata la Confraternita di San Cataldo nel XV.

La tradizione gli attribuisce numerosi miracoli.

Viene invocato contro le guerre, le epidemie e la morte improvvisa. Cataldo è patrono anche dell’arcidiocesi di Taranto e di quella di Rossano-Cariati e della città di Supino (FR), nel Lazio Meridionale, dove è compatrono e avvocato protettore e gli è dedicato un santuario nell’arcipretura di San Pietro Apostolo (unico in Italia al di là di parrocchie, chiese, eremi o grotte), è venerato, come titolare di chiese e di luoghi o ancora patrono, anche in molte altre località.

Daniela Catalano

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