50 anni fa: l’uomo è sulla Luna

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Domenica 20 luglio 1969 è una data che ha segnato la storia dell’umanità

Era il 20 luglio 1969. Cinquant’anni fa l’uomo “conquistava” la Luna, il nostro amato satellite. L’Apollo 11, partito dalla base

di Cape Canaveral in Florida, portava sulla Luna Neil Armstrong, Edwin “Buzz” Aldrin e Michael Collins. Quaggiù, sulla Terra,

milioni di persone in tutto il mondo erano incollati al televisore. In Italia indimenticabile la telecronaca di Tito Stagno.

Un’impresa che ha segnato la storia, che ha ispirato l’arte nelle sue forme più svariate, che ha suscitato emozioni,

che ancora oggi ci fa guardare alla Luna con un affetto tutto particolare.

Per ricordare questo importante anniversario abbiamo scelto di far parlare il nostro giornale che in quell’anno,

il 20 e il 27 luglio, dedicava all’impresa due pezzi rispettivamente a firma di Vittorio Moro e del direttore mons. Pier Giovanni Agnes.

 

 

Se verrà giù dalla Luna

Compiuta con ogni successo la loro strepitosa missione, gli astronauti torneranno con 58 chili di luna.

Forse presto potremo sapere se la terra sia madre o sorella del suo satellite, come stiano queste ed altre cose, e così la luna verrà a “parlarci” della terra.

Per adesso, non riusciamo ancora a capire la reale portata dell’avvenimento. Per adesso, ciò che mi colpisce di più è un fatto: più guardo alla luna e più vedo l’uomo.

Lo vedo alla soglia del suo ignoto e del suo futuro: potentemente bello, come disse l’astronauta della visione che aveva davanti a sé, e potentemente grande.

È l’uomo che va in cerca delle cose e degli esseri, che penetra nelle realtà esistenti, che vuole “inventa re” la propria storia, che si impegna rischiosamente per riempire di sé e di significati umani il mondo.

Mi chiedo, continuo a chiedermi: “Cosa ha fatto quest’uomo andando sulla luna?”

Per me, che sono cristiano, ci sono già delle risposte. Mi pare di vedere l’uomo che va al seguito di Dio, perché la chiamata delle cose è la chiamata di Dio.

E di vederlo andare con Dio a prendere possesso di una sua eredità, perché il mondo è un dono lasciato all’uomo, e l’uomo ha la responsabilità di prenderlo in consegna, di liberarlo e dominarlo, di trasformarlo per trarne subito la dimora di tutti e per rendere questa dimora sempre nuova. Mi pare, dunque, di vedere Dio e l’uomo insieme, che dalla luna guardano il futuro della terra, e che Dio incoraggi l’uomo, e che l’uomo cresca in genio, ardimento e creatività accanto a Dio, perché fatto a sua immagine. Così, per me, l’uomo che va fra gli astri trova sé stesso, potentemente bello e potentemente grande, e trova Dio, potenza e grandezza. Dio non vive fuori del mondo, e tra il mondo e Dio non c’è dualismo.

Cos’altro mi viene a dire la luna?

Cosa ci porta?

Cosa ci chiede? Siamo un po’ tutti affascinati e sgomenti.

Perché Armstrong, Aldrin e Collins fossero in grado di sbarcare sul pianeta lunare, sono stati impiegati 16 mila miliardi di lire. Una somma da capogiro. Ma chi è esperto di investimenti di capitali, ci assicura che queste migliaia di miliardi renderanno bene e presto. Nel giro di cinque anni. E avremo progressi vistosi: trapani ultrarapidi, automobili inverosimili, televisori miniaturizzati, previsioni e difese meteorologiche. Una pioggia d’oro scenderà sulla terra. Anche Bertrand Russel esalta il valore dell’impresa, mitigando i suoi precedenti giudizi.

È l’impresa più grande della storia dell’umanità.

“È la fine del mondo finito”, scrive l’Express. “Ora siamo più forti della legge di gravità che quasi da un milione di anni ci tiene chiusi come prigionieri in una cella quasi buia”, dice Bernard Lowell. Ma Paolo VI è ancora insistente.

“Tutto ancora dipende dal cuore dell’uomo. Bisogna assolutamente che il cuore dell’uomo diventi tanto più libero, tanto più buono, tanto più religioso, quanto maggiore e più pericolosa è la potenza delie sue macchine, delle armi, degli strumenti che l’uomo mette a propria disposizione”.

“Han messo la luna nelle nostre mani”, diceva Lorca.

Ma in terra c’è ancora la miseria.

Ci sono le guerre, la fame, il dolore, l’infelicità.

Se verrà giù dalla luna il sentimento della potenza, dello spirito e il sentimento della forza della fratellanza, saremo con sicurezza di fronte a una conquista non del l’America, ma dell’uomo.

C’è da convincerci, forse, che l’uomo non è grande perché conquista la luna, ma perché è padrone di sé. È grande l’uomo, non la luna.

“Quando tu alzerai gli occhi ai cielo e vedrai lassù il sole, la luna, le stelle e tutti gli astri del firmamento, non ti lasciar sedurre al punto di prostrarti davanti a quelle creature per adorarle: poiché il Signore Id dio tuo ha dato quelle cose in sorte a tutti i popoli che sono sotto qualunque punto del Cielo”.

È il Deutoronomio (4, 19).

Pier Giovanni Agnes

Il Popolo 27 Luglio 1969

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