Il Papa per 25 minuti sull’ascensore di Castelletto

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“Quando andrò in paradiso / non voglio che una campana / lunga sappia di tegola / all’alba – d’acqua piovana. / Quando mi sarò deciso / d’andarci, in paradiso / ci andrò con l’ascensore / di Castelletto, nelle ore notturne, / rubando un poco / di tempo al mio riposo.” Ho ripensato a questi versi di Giorgio Caproni domenica mattina apprendendo la notizia che il Papa è arrivato all’appuntamento dell’Angelus con 25 minuti di ritardo perché era rimasto… chiuso in ascensore. Un ascensore dei palazzi vaticani. E c’è voluto il prontissimo intervento dei Vigili del Fuoco per liberarlo da lì. Ma quanto è umano Bergoglio? Quanto è uguale a noi? Così “terra terra”, come si suol dire, che, proprio come noi, si sente sospeso nel vuoto soltanto se resta chiuso in ascensore. Poi, con la semplicità delle persone giuste (che da sempre lo contraddistingue) lo rivela anche all’Angelus, in piazza San Pietro e in mondovisione, quasi che parlasse a un famigliare, a un amico: “Ti chiedo scusa, ho fatto tardi, sai, non mi partiva la macchina…”; “Sai, sono rimasto bloccato in ascensore…”. È soltanto un aneddoto, ma anche questo lo fa entrare di diritto nella storia: quale altro Pontefice si è mai lasciato andare a confessioni domestiche e quotidiane come lui? I dottoroni, quelli contro, i critici per partito preso lo prenderanno da pretesto per lanciargli i loro strali.

Io, invece, nei suoi modi di fare genuini, naif se volete, trovo soprattutto un segno: la capacità della Chiesa di essere dentro il mondo; di essere mondo; di stare a fianco della gente. Qualità ormai rara, in ogni senso, vedi la politica. Infine, chissà che cosa avrà pensato in quei 25 minuti di forzato isolamento il Papa? Avrà ripassato ciò che doveva dire urbi et orbi? Si sarà, finalmente, riposato? O sarà stato preso da un attacco di claustrofobia?

Mi piace immaginare che ha citato tra sé e sé i versi di Caproni quando scriveva che sarebbe salito in paradiso prendendo l’ascensore di Castelletto, quartiere di Genova: 25 minuti soltanto “E io dovrò ridiscendere / forse tornare a Roma”.

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